Attualità

Ancora su Consulta e sbarchi

Continuo ad aggiungere appunti a due dossier incalzanti già trattati in precedenza. Il primo di questi riguarda la bocciatura da parte della Consula della sospensione degli adeguamenti pensionistici voluta a suo tempio dal governo Monti. Credo che nessuno in buona fede o con mente sana possa credere alla imparzialità ed equità del presidente della Consulta, Criscuolo, di cui vorrei tanto che qualche giornale si fosse degnato di pubblicare un profilo. Solo Ezio Mauro, a colloquio con la Gruber, ha potuto sostenere che dietro quel verdetto non c’è nessuna intenzione malevola o punitiva. Forse non ha letto quanto scritto dal suo costituzionalista Zagrebelsky, che è del tutto insolito per la Consulta, in caso di parità tra i membri, lasciar decidere dal doppio voto del presidente, e che in ogni caso si provvede a informare per le vie brevi i due presidenti, della repubblica e del consiglio, dell’avvenuta decisione, prima di formalizzarla. Ma al di là di questi legittimi sospetti, e risalendo al nodo giuridico, di cui a dire il vero sono del tutto incompetente, mi chiedo se non siamo ancora una volta in presenza di uno di quegli inghippi burocratici-formalistici che tanto ostacolano una sana vita istituzionale, se non si tratti di un caso simile alla doppia lettura richiesta da Camera e Senato. Una volta che un presidente della repubblica abbia verificato la conformità costituzionale di qualche legge, prima di firmarla, come è possibile che ci sia chi poi mette in dubbio tale pronuncia? Non sarebbe come procedere a un empeachment del presidente stesso? Beninteso, nulla ostacola che la Consulta giudichi eventuali atti del presidente, ma se questi riguardano una sua condotta privata. Altrimenti, ogni legge promulgata dal Quirinale sarebbe sempre suscettibile di invalidazione.
L’altro argomento scottante è quello dell’immigrazione clandestina via mare, in merito alla qual mi permetto due osservazioni: il problema più spinosa non è certo quello della sistemazione degli sbarcati, e risulta ridicola e improponibile l’ipotesi di spedirli altrove, chi si prende cura di queste spartizioni e spedizioni? Il vero problema è di scoraggiare gli sbarchi, di far giungere agli infelici che li tentano un chiaro messaggio che non sperino più di portarli a buon fine. Insostenibile è l’ipotesi di andare a distruggere gli scafi sulla costa libica, i delinquenti organizzatori di questa tratta ignobile si affretterebbero a imbarcare su di essi un po’ di innocenti, immaginiamoci quale scandalo seguirebbe se una nostra nave, o aereo, o truppa da sbarco, distruggesse uno scafo riempito ad arte da quei criminali di ostaggi innocenti. E dunque, a mio avviso resta solo il respingimento, sulla linea di confine delle acque territoriali della Libia. Se si propende per altre soluzioni, non ci si limiti ad agitarle vagamente, ma gli si dia forma e sostanza.

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