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Chi c’è dietro ai fatti di Colonia?

L’avvenimento del giorno sta senza senza dubbio nei fatti criminosi avvenuti nel corso del capodanno a Colonia, ben più gravi perfino rispetto alle varie imprese dei kamikaze e dei violenti attentati, quali si sono avuti a Parigi e in tante altre parti del mondo. Purtroppo dobbiamo rassegnarci allo scoppiare di queste violente crisi del tutto imprevedibili nel tempo e nello spazio. Ma i fatti di Colonia hanno il peso di ciò che sfugge a certe tipologie e che risulta non chiarito nella sua dinamica. Più ancora che deplorare la mancanza di prevenzione da parte della polizia del luogo, colpisce la carenza di interventi di “intelligence”, di servizi informativi di stato. Mai possibile che, ormai a dieci giorni di distanza, non si abbia ancora un elenco preciso di chi ha organizzato quella vasta aggressione collettiva, soprattutto per quanto riguarda la provenienza dei vari esponenti coinvolti nella massiccia operazione? Corre voce che tra questi ci sia stato un certo numero di immigrati recenti, ma la cosa sembra largamente inverosimile, come è possibile che poveri disgraziati giunti da poco, bisognosi di ogni genere di assistenza, abbiamo escogitato quegli assalti tali da compromettere il futuro delle loro esistenze nella terra dell’esilio? Oltretutto quei loro gesti inconsulti sarebbero tali da compromettere gravemente le sorti di tanti loro compagni di sventura. Pare invece delinearsi l’ipotesi che si sia trattato di pochi esponenti prezzolati, convinti a quelle azioni devastanti dietro il ricevimento di un compenso. Ovviamente una simile ipotesi vale soprattutto a carico delle centinaia di residenti da tempo, che invece fin qui avevano dimostrato di saper rimanere abbastanza tranquilli e rispettosi delle regole. Degno di nota infatti che il fenomeno è stato improvviso e singolare, non ha corrisposto a un rito di massa, a intemperanze tali da ripetersi nei vari capodanni, il che in parte giustifica l’inerzia, l’impreparazione della polizia, che si è lasciata sorprendere del tutto alla sprovvista. E dunque, diciamolo pure, il tutto puzza di abile e sotterranea congiura ordita a tavolino, con cura, e dunque per tale ragione risultano ancor più gravi le deficienze, non tanto della polizia, quanto proprio dei servizi di “intelligence”. Possibile che non si scopra se sono corsi messaggi, e promesse di denaro, considerando tra l’altro che l’operazione risulta essersi estesa anche ad altre città tedesche? Emerge insomma l’ipotesi che si sia trattato di una losca trama predisposta dalle forze di destra risolutamente ostili all’accoglienza dei profughi, così da innescare, come infatti è avvenuto, un’ondata di sdegno anti-islamico. Il “cui prodest” ha in sé una logica che poche volte sbaglia. Di passaggio in passaggio, si potrebbe giungere perfino a chiedersi se l’impreparazione dimostrata dalla polizia non sia stata prediposta in alto loco, appunto da istanze superiori e segrete che, come purtroppo sappiamo sulla nostra pelle, molte volte risultano deviate. In aiuto viene anche il detto popolare che “a pensar male non si sbaglia mai”. In qualche modo la riprova del tutto potrà seguire proprio dall’esito delle indagini in corso. Ci si dica chi ha manovrato, chi era alla testa di questi raduni violenti, se ci sono state promesse di pagamenti. Se invece permane il silenzio, l’indecifrabilità attorno a questo avvenimento, pare davvero lecito pensar male.

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