Attualità

Dom. 11-3-18 (che fare?)

Da qualche anno ci sentiamo sentiti dire che la nostra classe politica è indegna, deplorevole, una specie di “vil razza dannata”, come se fosse una casta intangibile, e non una serie di eletti a prezzo di fatiche e spese. Dopo l’esito delle elezioni di domenica scorsa mi sentirei di dire che quello che non va, è il popolo italiano tutto, pronto ad ascoltare vane sirene senza ponderazione e uso di ragione. I tanti che hanno votato Lega, hanno creduto davvero che Salvini riesca a rimandare a casa 600.000 immigrati, o a convincere a chiudere un occhio e a lasciare che i prossimi immigrati vengano lasciati annegare. Dall’altra parte l’infinita caterva di giovani disoccupati hanno creduto davvero che Di Maio e la sua gente gli procurasse il reddito di cittadinanza, cioè un buon mensile senza dover lavorare. C’è la circostanza risibile che molti di questi giovani si sono presentati per chiedere il modulo di iscrizione a questo bengodi. Ora che fare? I due vincitori sono inconciliabili tra loro. Se non ci fosse stata la nefanda bocciatura del referendum, avremmo la soluzione del ballottaggio, cioè il popolo bue sarebbe chiamato a decidere quale dei due mali, o dei due beni, preferirebbe, Salvini o Di Maio, e dunque avremmo potuto mettere alla prova l’uno o l’altro fronte. Così invece sarà quasi inevitabile fare uno scolorito governo del Presidente e andare prima o poi a nuove elezioni. E’ inutile che Mattarella ora predichi a favore di un senso di responsabilità, doveva intervenire prima a censurare le false e vane promesse di Salvini e Di Maio, che invece tanto seguito hanno avuto nell’elettorato. Ora mi auguro che il Pd si tenga fermo nella sua giusta decisione di stare all’opposizione, speriamo che lo sgretolamento della autorità di Renzi non consenta l’aprirsi di falle, alla maniera di chi, come il volubile Scalfari, scopre ora che i Cinque stelle sono la nuova sinistra, una tesi ripetuta ieri sera anche da un pessimo politologo, non so perché tenuto in tanta stima, come Pietro Ignazi, nel salotto Gruber, che tanto ha contribuito a destabilizzare Renzi, a picconarlo, come del resto la quasi intera intellettualità italiana, il che del resto era stato fatto a suo tempo nei confronti di Craxi. Nulla da fare, noi non vogliamo chi davvero minacci di cambiare le cose, siamo il Paese del gattopardo dove in tanti fingono di voler cambiare, ma poi preferiscono che si ricada in vecchie soluzioni. Anche Renzi potrebbe far suo il triste motto pronunciato a suo tempo da Giuseppe Saragat, quando aveva denunciato il destino “cinico e baro” che si era accanito contro di lui, nonostante che egli avesse fatto le scelte giuste a favore della socialdemocrazia, contro il PCI asservito a Stalin e ai burocrati successivi, quando purtroppo anche Nenni si era lasciato fagocitare da quel mito, riscattandosi poi a favore della soluzione Craxi.
E’ anche ora di finirla nel paventare nuove elezioni, forse ha sbagliato Bersani quando nel ’12 avrebbe stravinto, accettando di entrare nell’ombra sotto lo scudo protettivo di Monti. E Renzi, a posteriori, ha ragioni da vendere quando proclama che bisognava permettergli di andare ad elezioni nella primavera o estate dell’anno scorso, dove certo le quote del PD non sarebbero scese così in basso. Paesi come la Spagna e la Grecia non hanno avuto paura di andare a nuove elezioni, senza per questo cadere nella rovina. E’ vero che se ci si va senza aver messo alla prova Lega o Cinque Stelle, c’è il rischio che i due schieramenti confermino o accrescano i rispettivi consensi. Per prima cosa si dovrà abolire il rovinoso Rosatellum, l’unica vera colpa da imputare al renzismo, che ha compiuto un gesto masochista consentendo alla destra di ricompattarsi. Forse sarebbe il caso di studiare possibili soluzioni che rilancino l’ipotesi del ballottaggio, mettendo sotto accusa una insulsa Consulta.

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