Attualità

Domenicale 21-8-16 bourkini

Un tema di attualità, anche se di portata leggera rispetto all’incombere di ben più gravi drammi, è quello del bourkini, se sia lecito o no alle donne di fede mussulmana portarlo in spiaggia. Dico subito che mi schiero con Hollande e la Merkel nel pronunciare un fermo divieto, se non altro per ragioni di buon senso. Esiste il motto “à la guerre comme à la guerre”, cui pare ragionevole che si possa far eco con un “á la plage comme à la plage”. Si tratta di un rito di natura igienica che implica di esporre al sole e all’acqua marina quanta più pelle si può. Se invece questa viene coperta, la cosa rende inutile la stessa pratica di quel comportamento, e se certe donne non accettano di esporre le loro epidermidi, sarebbe più sensato che rinunciassero del tutto a quell’operazione, ovviamente non obbligatoria. Si noti che lo stesso “senso comune del pudore” interviene in materia, per esempio vietando che l’esposizione del corpo giunga a un nudismo estremo, arrivando tutt’al più ad ammettere il monokini, ovvero l’esposizione del seno, ma perfino su questo punto si sta notando una marcia indietro, la cosa sta diventando rara. Fra l’altro, le stesse donne affezionate al bourkini dovrebbero ammettere a quale rischio si espongono, di subire attentati da parte di estremisti di destra. A nulla vale come criterio discriminatorio rivolgersi alla loro volontà, verificare cioè se l’accettazione dell’indumento protettivo corrisponda a una libera scelta o invece a una costrizione da parte dei maschi della famiglia. Si sa bene che divieti di tale natura possono facilmente venire introiettati, accettati passivamente.
Degno di nota il fatto che in difesa della liceità del bourkini sia intervenuto l’ineffabile Monsignor Galantino, rappresentante della gerarchi vaticana. In effetti si dà una perfetta concomitanza tra la religione cattolica e quella mussulmana nel reprimere il più possibile le libere manifestazioni del corpo femminile, il che avviene per il fatto che entrambe le religioni sono state partorite nel quadro di civiltà fondate sull’agricoltura, le quali comportano inevitabilmente il maschilismo, compendiato nella sciagurata espressione “auguri e figli maschi”, dato che per la lavorazione dei campi occorrono braccia muscolose, un po’ meno per il lavoro in fabbrica. Infatti è stata la civiltà basata sull’industria che ha portato al riscatto della donna, seppure per gradi molto lenti, e al contrario a una laicizzazione progressiva della società, a un abbandono delle pratiche religiose. In fondo, le proibizioni ancora emesse dall’Islam nei confronti della donna non sono molto diverse da quelle che, fino a poco tempo fa, anche le nostre famiglie del Sud imponevano alle loro figlie. Questo carattere discriminatoria della femmina rispetto al maschio è ancora vigente nella Chiesa cattolica, che proclama la parità dei sessi, ma poi impedisce alle donne di adire al sacerdozio. Solo ora tenta qualche timido passo in questa direzione, ma concedendo, semmai, un accesso al diaconato, e anche questo passando per una fase di studio. In fondo, se la fede cattolica potesse seguire la sua vocazione, vorrebbe anch’essa che le donne andassero al mare in costumi il più possibile castigati.
Passando a tutt’altro fronte, vorrei qui stigmatizzare le dichiarazioni di Vasco Errani, che tenta di conciliare il sì e il no al prossimo referendum. Questa non è materia di discussione per la semplice ragione che il tema stesso della riforma costituzionale offre solo un pretesto ai post-comunista per erigere una barriera contro Renzi e, se possibile, mandarlo a casa, e così sconfiggere una volta di più l’odiata e tenuta rimonta della socialdemocrazia. Questa la vera molla che è anche al centro dell’opposizione dichiarata dall’ANPI, da una associazione che da sempre si è presa per intero il vanto di aver condotto la Resistenza, beninteso tutta incentrata sui sacri parametri del comunismo, ora messi in discussione dalla famigerata setta dei “socialtraditori”, di cui l’odiato Renzi ora è il vile e esecrabile esponente, da combattere con tutte le armi.

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