Letteratura

Daniela Ranieri, un felice stradario

Questa volta il Ponte alle Grazie ha un validissimo candidato al Premio Strega dell’anno, è lo Stradario aggiornato di tutti i mei bacidi Daniela Ranieri. Come mi capita quasi sempre, non so niente di questa autrice, non ho letto le cose sue precedenti, ma questa mi ha convinto in pieno, forse addirittura per un troppo di ricchezza, Se penso alle opere smunte di tanti autori di oggi da me relegati in un generico main stream, dall’immenso fiume della Ranieri se ne potrebbero ricavare a dozzine. Infatti la parte più convincente del titolo è  quella di Stradario, si tratta di una sorta di guida ai mali, storture, ubbie, nevrosi dei nostri giorni di cui sono vittime i membri del cosiddetto sesso forte. Si può invece obiettare qualcosa all’altra parte del titolo, a quei “baci”, termine di dimesso sentimentalismo che non conviene affatto allo stile della Ranieri. Troviamo in questo romanzo-fiume una specie di dizionario di tutte le male condotte, errori, meschinità del maschio aggressore, su cui l’autrice infierisce senza pietà, lasciandosi ben di rado sedurre fino in fondo, conquistare dalle loro manovre, di cui viene stendendo appunto una guida dettagliata, ironica, ricca di una casistica straordinaria. Per condurre un compito di questo genere senza dubbio la Ranieri rinuncia a una qualche continuità a livello di trama, il romanzo si articola in tanti capitoletti, ognuno dei quali consacrato a stigmatizzare, a ironizzare su qualche tic o difetto o pretesa inconsulta del maschio conquistatore, con tutta la casistica che conosciamo bene proprio attraverso le opere smilze prodotte dal main stream. Infatti il maschio per non concedersi mai fino in fondo ha sempre pronta la via d’uscita, questione di figli di cui si deve far carico, oppure di una moglie che non si sente di abbandonare, e neppure intende rinunciare ad accogliere altre tentazioni femminili. Ma c’è un altro ingrediente fondamentale a caratterizzare, a rendere enorme, straripante questa narrazione, è la parte spettante a lei, alla donna. Non so in che misura entrino fatti autobiografici, il che del resto per questioni di principio è abbastanza irrilevante, inutile stare a chiedersi se quelle testimonianze corrispondano a un reale vissuto di colei che conduce la narrazione. Sta di fatto che contro i reati del maschio ci sono pure le colpe della controparte. Per questa ragione criticavo la nozione troppo romantica di “bacjo”. Sì, qualche volta chi ci parla in prima persona confessa di essersi innamorata davvero, ma più spesso frappone tra se stessa e l’altro una barriera di ostacoli, di ribrezzi, nausee, come per esempio la difficoltà di dormire nello stesso  letto assieme al partner occasionale. Assistiamo a una privacy, a un attaccamento ai propri agi, abitudini, comodità che è  l’altra faccia di queste confessioni, non si sa chi tra le due parti frapponga più ostacoli al compiersi di “baci” sereni e distesi. Tra queste fitte schermaglie, la Ranieri dà prova delle sue capacità stilistiche, per le quali valgono gli alti esempi che alcuni critici hanno già formulato a suo favore, ci sta Gadda, naturalmente, ma aggiungerei, per un aggiornamento, anche qualche battuta alla Arbasino, e pure alla maniera di Busi. Insomma un esito pieno, fin troppo, tanto da chiedersi se la Ranieri non abbia esaurito, scaricato tutto il suo potenziale in queste pagine dense, di forte spessore. Una volta tracciato uno  stradario così completo, che cosa le rimarrà da fare nei prossimi tempi? Ma intanto, consacrare tanta efficacia con la  concessione dello Strega mi sembrerebbe del tutto adeguato all’esito fin qui conseguito.

Daniela Ranieri, Stradario aggiornato di tutti i mei baci, Ponte alle Grazie, pp. 644, euro 19,80.

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