Letteratura

Benassi, o dei buoni servigi di un cane

Qualche tempo fa ho lodato Giuseppe Benassi al ricevimento di un suo “giallo”, “Tra le tue sgrinfie”, ritenendo di essere in presenza di un inizio di produzione, invece ho scoperto che si tratta di un autore multiplo di “gialli”, degno concorrente dei vari maestri nostrani in questo filone, pronto a farmi giungere, ora, un nuovo prodotto, “L’uomo col chihuahua”. Dico subito che si tratta di una prova superiore alla precedente, pur confermando l’abilità del nostro narratore nel partire da una situazione di perfetta verosimiglianza e aderenza a tutti i dati che si possano desiderare, di psicologia, appartenenza sociale, attitudini sessuali, e soprattutto ambientazione geografica. Ma in quel romanzo precedente, dopo la pur buona presentazione della scena, e soprattutto di un’interessante figura di malvivente, strozzino, impostore, mago e così via, l’autore mi è sembrato eccedere nel voler complicare la trama, nell’inscatolare drammi uno dentro all’altro, uscendo dai limiti del verosimile. Questa volta invece egli si mantiene del tutto dentro le virtù pulite ed esatte di cui ho fatto le lodi poco sopra. Protagonista è tale Leopoldo Borrani, avvocato abbastanza ligio alle esigenze della sua professione, condotta con moderazione e distacco, e senza troppo successo, al servizio di piccole cause, come quella che gli prospetta il protagonista nell’ombra, tale Gabriele Fossa, che si dice vittima di furti incomprensibili su cui l’avvocato dovrebbe indagare. Ma poco dopo il cliente improvvisato resta vittima di un omicidio, il che stimola il Borrani a indossare le vesti del detective, cercando di rimediare alle ricerche svogliate e inconcludenti delle forze dell’ordine. E subito viene fuori il quadro esatto della vittima, un omosessuale della più bella stoffa, rispondente a tutti gli stereotipi della sua categoria, costretto all’isolamento, alla solitudine, confortato solo dalla presenza insostituibile del cagnetto comparente nel titolo, il quale però è scomparso, tanto per accrescere il mistero. Ovviamente il nostro investigatore deve seguire in primis la pista del mondo gay, e proprio in questo l’Autore si sa muovere molto bene, getta alla perfezione il suo avvocato in una palude di incontri, di relazioni, di amori che si tengono nelle spiagge di un lembo della Toscaana, attorno a Cecina, o più precisamente alla Quercianella, sotto la guida di un gay ben caratterizzato, tale Angelo, in possesso di mille segreti, e pronto anche a farsi ironico e beffardo nello sfidare l’arido perbenismo dell’avvocato. Magari anche in questo romanzo l’autore fa un tuffo nel mistero, non mancando di inserire un personaggio, tale Massimo Puddu, naturalmente sardo, come dice il none, non solo pastore, sgozzatore di pecore, ma anche abile ricercatore in tombe nuragiche con l’aiuto di un detector per scoprivi reperti archeologici e farne commercio, con la complicità della vittima. Questa allora la pista, trovato il bandolo della matassa? Si è trattato di una lite finale tra complici, il Puddu ha liquidato il Fossa, venuto meno ai suoi obblighi di reggergli il bordone? No, troppo facile, la soluzione è bene che sia più complessa, tortuosa, meglio lasciar cadere la pista dei furti archeologici e riportare in primo piano quella del mondo gay. E il nostro chihuahua? Anche lui ha il suo ruolo, legato a un mito celebre, di quel cane giapponese che era andato per anni ad aspettare il padrone, benché deceduto, a una stazione della metropolitana di Tokyo, meritandosi l’erezione di una statua alla sua memoria. Anche il nostro chihuahua, in definitiva, ha funzionato in tal senso, facendosi ritrovare allo scalo di un traghetto per la Corsica ha voluto dire che da quella parte veniva l’assassino dell’amato padrone. Insomma, per trovare la soluzione bisogna cambiare isola.
Giuseppe Benassi, L’uomo col chihuahua, Pendragon, pp. 183, euro 15.

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