Letteratura

Carrisi, un romanzo dalle molte esistenze

A occuparmi di Donato Carrisi e della sua Casa delle lucimi induce il fatto che da qualche settimana sia nelle posizioni di testa nella graduatoria dei più letti, come ce la danno i vari supplementi letterari, Ci sarebbe anche una abbondante produzione alle sue spalle, ma come sempre intervengo  a gamba tesa senza troppo preoccuparmi del passato. Del resto sto per esprimere in giudizio molto chiaroscurato, il che, suppongo, non mi porterà a leggere qualcosa di più di questo autore. Incominciamo, al solito, con un titolo divagante, poco attinente alla vicenda che ci viene ammannita, concepito solo per adescare il lettore. Ci sarebbe subito in partenza uno spunto positivo, in quanto il protagonista e narrante,  Pietro Gerber, è vittima di una caduta che gli dà per qualche secondo uno stato di morte apparente. Forse  Il nostro Carrisi non sa bene,  o lo sa fin troppo, di essersi accostato a uno dei drammi ultimi di Pirandello, Lazzaro.in cui la vittima di una morte apparente viene interrogato dai viventi per sapere che esperienza abbia avuto dell’aldilà. Ma il nostro autore non insiste su questo tema, introducendo subito la scomparsa di un coetaneo di Pietro, tale Zeno Zanussi, che sta partecipando a una specie di gioco a nascondino, contrassegnato da ometti di cera ognuno dei quali viene gettato via, quando uno dei concorrenti viene scoperto  da chi resta fuori, proprio col compito di trovare gli altri. In questo forse Carrisi sfiora il capolavoro del giallo, i Dieci piccoli indianidi Agatha Christie, dove man mano che uno di loro viene ucciso, una statuetta corrispondente viene infranta. Passano poi i decenni, e protagonista diviene Eva, fanciulla dominata da presenze fantomatiche, sottoposta alle cure di un terapeuta che sfrutta a più non posso l’ipnosi. E durante uno di questi sonni artificiali la capricciosa Eva si sostituisce in qualche misura al narratore stesso perché snocciola una soluzione per la scomparsa di quel ragazzino, che sarebbe rimasto vittima di un sequestro a scopo di riscatto, di cui, in modo inverosimile, l’ipnotizzata racconta le vicende per filo e per segno. Ma è l’autore che sviluppa, in definitiva un romanzo parallelo, anche qui procedendo al  ricalca di un’opera nota, di  Busi e del suo Romanzo che visse duevolte, per parte sua  ispirato, con intento grottesco  a un un capolavoro del grande regista Hitchcok. Poi però Carrisi ci ripensa, lascia cadere questa vicenda parallela, torna al momento fatele in cui i ragazzini giocavano a nascondino, è in quel momento stesso che avvenne l’uccisione del disgraziato fanciullo, e per trovare il colpevole bisogna guardare vicino, in famiglia, come insegnano le statistiche, e come sanno bene i vari detective. Comunque i 21 euro che costa questo romanzo sono spesi bene, dato che ci vengono servite più storie, anche se tra loro contradditorie.

Donato Carrisi, La casa delle luci, Longanesi, pp. 428.

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