Letteratura

Di Pietrantonio, il vantaggio di un'”arminuta” permanente

L’industria libraria, attiva più che mai, a correzione di quanti predicano il tramonto del cartaceo, spinge i narratori di successo a uscir fuori con nuovi prodotti con ritmo almeno biennale. Io dal mio cantuccio appartato mi diverto a valutare le nuove imprese stabilendo gli eventuali passi in avanti o indietro rispetto alle opere precedenti. Per esempio, domenica scorsa, a proposito dell’”Altra donna” della Comencini, ho parlato o di un sostanziale “surplace” o di un passo indietro nella ovvietà. Qualcosa del genere lo dirò anche, la prossima domenica, rispetto alla recente uscita della Avallone. Viceversa nel caso di Donatella Di Pietrantonio e del suo “Borgo Sud” noto un passo in avanti, rispetto al precedente “Arminuta” cui avevo assegnato un voto molto basso, nonostante la sua vittoria al Campiello. In quel caso la nostra autrice sfruttava una tradizione meridionale, forse esistente, non mi permetto certo di mettere in questione usi e costumi di quelle parti, ma pretendo solo di valutarne la maggiore o minore efficienza in termini di esito narrativo. Questa consuetudine starebbe nel dare in affido un ultimo nato, in famiglie troppo numerose ma di scarso censo, a famiglie benestanti, e desiderose di aumentare la loro figliolanza. Col che si produce una inevitabile differenza, tra la creatura che in tal modo cresce in un regine di abbondanza, e i parenti naturali, che restano abbarbicati alla proverbiale miseria del nostro Sud. Ma poi, la famiglia benefattrice si pente di quell’atto di generosità, restituisce il prestito, e dunque la fanciulla diviene appunto l”arminuta”, la restituita, costretta a ritrovare disagi e ristrettezze cui non era più abitata. Basti pensare che quella meschina, rientrata nei panni che le spettano per nascita, deve dividere il letto con una sorella che orina di frequente, e in genere si trova in totale disagio in un quadro di miseria ritrovata. Nel nuovo romanzo, invece, molto saggiamente un contrasto del genere assume un carattere più accettabile. In definitiva si tratta di una divisione per ragioni caratteriali di due sorelle legate per la pelle, di cui però una è saggia e avveduta, tanto da fare buoni studi, andando a vivere addirittura a Grenoble, in qualità di docente universitaria, mentre l’altra, Adriana, resta in preda a una natura selvaggia, ribelle. Ma sappiamo bene che le regole della narrazione privilegiano appunto i caratteri forti, quelli che hanno il mondo in gran dispitto, del resto la nostra narratrice, divenuta saggia e avveduta, lo sa bene anche lei, al punto da non dare neppure un nome, alla sorella brava, al braccio corretto della legge, delegandola solo a fare da testimone. In prima fila ci stanno i gesti inconsulti e squilibrati di Adriana, che torna a casa con un figlio, Vincenzo, di cui a lungo non si conosce la paternità, poi a stento, dalle sue labbra cucite, si verrà a sapere che il padre è una testa persa come lei, anzi, ancor di più, un individuo abbrutito nell’alcol e nel vizio. In sintesi, se il romanzo precedente era spaccato in due tempi, il paradiso artificiale che aveva accolto la ragazza favorita dal destino, ma seguito dal brutale ritorno a una realtà miserabile, qui invece si dà un bilanciamento tra le due realtà, che non si spaccano a metà, almeno in senso cronologico, in quanto le due principali protagonista, una nel suo silenzio, l’altra nella sua aggressività, quasi si conformano a un “incontrarsi e dirsi addio”, con rimbalzi ben chiaroscurati tra la realtà decorosa di una Grenoble universitaria e il Borgo Sud, eponimo della vicenda, posto alla periferia di Pescara, che funziona un po’ come il corner, o l’angolo di riserva entro cui le due contendenti si rifugiano al termine di qualche match della loro infinita disputa. Ma ammettiamolo, un altro vantaggio della prova attuale sta pure nella buona caratterizzazione di comprimari, genitori della coppia, parenti, amici, e c’è perfino una nota di “giallo”, dato che Adriana cade dalla terrazza da cui stava stendendo della biancheria. Incidente, tentativo di suicidio, o omicidio vero e proprio da parte di un altro essere selvaggio come lei?
Donatella Di Pietrantonio, Borgo Sud, Einaudi, pp. 160, euro 18.

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