Si scopre che tra i commentatori politici c’è una schiera di indefettibili vedovi o orfani del duo Salvini-Di Maio. Non bastano le proclamazioni che almeno il primo dei due ha fatto a favore dell’unità della coalizione di destra, Berlusconi compreso, molti continuano a non crederci, a pensare che sia solo una finta. Lasciate che i due bravi ragazzi si ritrovino lontani dagli occhi del cattivaccio Berlu e vedrete come sanno filare d’amore e d’accordo. E’ già indicata l’occasione, quando i due berranno un calice della pace al festival del vino a Verona, non lontana dal Ponte di Bassano che come si sa bene concilia le unioni. Naturalmente se Salvini non molla il partner, non è certo per lealtà, o perché si senta legato a lui alla follia, ma lo fa per convenienza, per calcolo aritmetico, perché se si presentasse al connubio auspicato da tanti col suo solo 17%, l’altro, che ha il 32%, farebbe di lui un solo boccone. Così invece può rivendicare che l’incarico al premierato tocchi, se non proprio a lui, comunque a un esponente della Lega. Salvini sì che è bravo e un passo indietro è pronto a farlo, eppure non si dica che supera di slancio i veti, si sa che ne ha emesso uno severo contro il Pd, che non speri di entrare nelì’ipotizzato governo a trazione leghista. Non è poi molto diverso dal veto dei Pentastellati nei confronti di Berlusconi. Il quale per conto suo ci ha messo un fermino, con quella dichiarazione estemporanea contro l’assenza di spirito democratico in Di Maio e compagni, cosa verissima, tanto è vero che solo qualche tempo fa ne era convinto perfino Eugenio Scalfari, con quella sua asserzione che fece scandalo secondo cui, tra Berlusconi e l’altro, egli non avrebbe esitato a scegliere il primo, e ha ragione, per quanti torti si debbano riconoscere al fondatore di FI, affidarsi a lui comporta meno rischi che affidarsi i amembri volubili, non sperimentati, pronti a tutto del M5S.
Correttamente il Presidente ha detto che non c’è più spazio per nuove consultazioni, che bisogna fare in fretta, ma in contraddizione con ciò si è preso qualche altro giorno di pausa, e speriamo bene che non proceda al rito inutile di mandare qualcuno a esplorare, quando ormai la situazione appare bloccata, e non può certo essere una figura di secondo piano a riaprirla. Che fare allora? Io nel mio piccolo, nella mia inesistenza, l’ho detto fin dal primo momento, non resta che un governo del Presidente affidato a una personalità super partes, al che certamente la coalizione di destra ci starebbe, e anche il Pd, con l’ostilità frenetica solo dei Cinque Stelle, che certo griderebbero al tradimento inaudito, al golpe. Compito di questo governo di tutti? Fare una legge elettorale decente, fondata su un consistente premio di maggioranza, il massimo che l’esosa e tremebonda Consulta riesca a concedere, magari anche al 40%, cui del resto il gruppo di centro-destra è già molto vicino. Meglio elezioni a breve termine, con la speranza di uscire dalla morta gora, piuttosto che vivacchiare malamente, attendendo che i due “si parlino”, e che uno di loro accetti di cedere all’altro il bastone del comando. Purtroppo da elezioni di questo tipo quasi di sicuro uscirebbe vincitore proprio il Centro-Destra. Pazienza, il berlusconismo ci ha governato, più male che bene, per un ventennio, dopo forse potrebbe riaffacciarsi una sinistra in regola, democratica, coi conti in ordine col suo passato, quale continua a essere espressa dal Pd, e non dalla banda abnorme, dall’armata Brancaleone dei seguaci di Di Maio. Chissà, perfino l’ottuso popolo italiano potrebbe avere qualche pentimento e ritornare sulla retta via.
Aggiungo che per porre rimedio alla fiera resistenza con cui gli appena eletti in Parlamento si opporrebbero a rimettere in gioco la carica appena ottenuta si potrebbe concedere una conferma automatica a molti di loro, con qualche meccanismo aritmetico non impossibile da trovare.