Attualità

Dom. 29-3-20 (conteggio)

Un noto proverbio dice “mal comune mezzo gaudio”, ma si stenta ad applicarlo alla attuale bufera del coronavirus, che ovviamente, anche se si estende, non è verto motivo di gaudio. Però vale quella misura, del “mezzo”, perché, diciamolo pure, io lo vengo dicendo in una sfilza di domenicali, i dati nostrani hanno ancora oggi scarso riscontro altrove. E i nostri soloni, burocrati come Arcuri e Borrelli, non tentano minimamente di ragionarci sopra. Intanto, non è stato dato il giusto rilievo a un evento incredibile che da solo potrebbe spiegare l’enorme estensione del virus in Lombardia, la partita tra l’Atalanta e il Valencia disputatasi a Milano il 19 febbraio scorso, quando, certo, eravamo ben lontani dal presagire la sciagura che stava per investirci, ma quelle migliaia di spettatori potrebbero spiegare il diffondersi enorme dell’infezione in Lombardia, con particolare riferimento a Bergamo, di cui l’Atalanta è la squadra del cuore, e anche della diffusione in Spagna, seconda solo alla nostra. Però, partite ugualmente frequentate si sono disputate altrove, per esempio in Germania, senza queste conseguenze disastrose. Resta dunque il dato crudele, che proprio la Germania ha appena un decimo dei nostri morti e così si dica per gli altri Paesi del Nord. In simili condizioni, diviene vana pretesa la nostra di chiedere una compartecipazione a oneri sociali da parte di nazioni che non hanno un uguale riscontro di morti. E dunque, ritorniamo a meditare sull’eccezionalità della situazione nostrana. In proposito, siccome non posso credere a una volontà divina, da ateo qual sono, di inviarci una punizione biblica, devo ripetere quanto già detto nei miei precedenti domenicali:
1. Noi contiamo i morti in modo diverso dagli altri, senza alcun tentativo di isolare quelli per cui sia accertata la dipendenza dal coronavirus, e non da numerose malattie pregresse. Dateci i numeri dei morti nei passati inverni, e solo dal confronto potremo valutare davvero l’incidenza dovuta all’attuale contagio.
2. Diteci anche, inutili santoni delle conferenze stampa quotidiane delle ore 18, con quali criteri contate, con tanta assillante precisione, i numeri dei nuovi contagiati, visto che non sono persone sottoposte a tamponi, e che non si sono neppure presentate agli ospedali. Lo stesso vale beninteso per quelle dichiarazioni così puntuali circa i guariti.
3. Non ho mai trovato riposta neppure al quesito se sia stato opportuno oppure no istituire le zone rosse, condannare cioè gli abitanti di alcuni comuni a infettarsi inesorabilmente tra loro, invece che condurre una dovuta operazione di distinguere tra chi avesse avuto rapporti con persone venute dalla Cina, o risultasse portatore di uno stato febbrile significativo. Così si sono creati dei lazzaretti obbligati.
4. Il che si è ripetuto per tutte le case di riposo per anziani, ragione forse di una moltiplicazione di decessi nei loro casi.
5. Desta poi meraviglia il numero di decessi tra medici e infermieri al lavoro. Possibile che questi, sentendo su di sé non sintomi leggeri, da curare attraverso una quarantena, bensì gravi problemi respiratori, non si siano affrettati a valersi dei respirazione forzata, con le macchine a loro disposizione, e da loro stessi somministrate ai ricoverati in grave stato?
6. Infine, mi sembra inevitabile che l’attuale stato di clausura venga esteso fino a Pasqua e Pasquella, 12 e 13 aprile, ma voglio sperare che dopo si riaprano le porte, si faccia ripartire la nazione. C’è il sistema di rapida misurazione degli stati febbrili che consente di fare il vaglio tra positivi e no.

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