Attualità

Dom, 29-8-21 ( Le colpe di Biden)

Le colpe di Biden non stanno nell’aver abbandonato l’Afganistan, pare che in proposito egli possa vantare addirittura dei meriti antemarcia, lo voleva fare già nel 2008, ma allora lo avevano fermato sia Obama, sia soprattutto i generali del Pentagono che volevano continuare a mungere la vacca grassa del fiume di dollari spesi per questa inutile impresa. E la resa definitiva ai Talebani è stata firmata a Doha dal predecessore Trump. Ma vi era prevista anche la scadenza del 31 agosto di quest’anno come data finale della presenza delle truppe occidentali, statunitensi in primis, sul suolo afgano. Dunque, non c’è stata una celere e impensata avanzata dei Talebani, e un vergognose cedimento delle forze armate coi soldi statunitensi. I Talebani potevano fermarsi alle soglie di Kabul aspettando che la città gli venisse consegnata senza colpo ferire alla data stabilita. Che Biden si è affrettato a confermare. E dunque, la sua colpa è di non aver avviato per tempo uno sgombero sistematico sia delle presenze occidentali, sia dei “collaborazionisti”, degli afgani compromessi col regime in fuga, e dunque suscettibili di punizioni, di uccisioni. Noi ne sappiamo qualcosa, al momento della fine delle ostilità nel nostro Paese, quando i Partigiani uccisero miglia di collaborazionisti del passato regime, anche per ovvia ritorsione a quanto i nazifascisti avevano fatto quando il potere era nelle loro mani. Da qui i giorni concitati, le scene delle masse assiepate alla cinta dell’aeroporto della capitale, invece di quell’esodo ben organizzato che si sarebbe potuto fare tenendo presente la data invalicabile di fine agosto. O magari tentando di prorogarla, in sede di trattativa. Ora, sicuramente i collaborazionisti che non sono riusciti a imbarcarsi sono sottoposti al rischio di morte, come lo furono da noi i fascisti che non riuscirono a nascondersi. Nulla da temere invece per gli afgani comuni, che resteranno nella stessa miseria in cui vivevano anche sotto l’occupazione occidentale. I Talebani, in definitiva, hanno rispettato i patti, sono rimasti alla finestra a guardare gli affannosi tentativi degli occidentali di fuggire sui voli aerei, hanno ragione quando dicono che la questione di sicurezza di voli e fuggiaschi è stata affidata alle truppe yankee. Viene da qui una loro credibilità, bisogna trattare con loro? In parte sì, è inevitabile, per tutelare i collaborazionisti rimasti nelle loro mani. Ma c’è senza dubbio un dato insormontabile, l’interpretazione della legge coranica che i nuovi padroni del Paese forniscono è troppo stretta. Riportare le donne a una condizione medievale, escludere la musica e tante altre conquiste delle libertà occidentali è qualcosa di insopportabile che grida vendetta da parte di tutte le istituzioni mondiali. Forse, gli USA potevano mantenere un ridotto, attorno a Kabul, magari proteggendole con un Muro, una specie di antistrofe del famigerato Muro di Berlino e dei tanti altri che si stanno erigendo un po’ dappertutto- Eretto, in questo caso, per costituire una zona franca, un’oasi protettiva in cui avrebbero potuto rifugiarsi tutti coloro che non vogliono rinunciare a certe libertà conquistate dalla nostra civiltà.

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