Attualità

Dom. 5-6-22 (Quel che spetta alla Russia)

Ora ci si mette anche il nostro Presidente della Repubblica, con la vana tiritera che la guerra in Ucraina potrà terminare solo quando i Russi saranno ricacciati fuori da quel Paese, e ristabilito lo status quo ante. La premessa a una possibile trattativa, che dovrebbe essere condotta da Macron, Draghi, e il Cancelliere della Germania, può essere solo che Putin si tenga il Dombas, e ovviamente la Crimea che ha da una decina d’anni. Se si fossero offerte queste condizioni d’emblé, forse non ci sarebbe stata invasione di quel Paese, si ricordi che la Russia ha indugiato a lungo, prima di cominciare la sua operazione. Al punto che un commentatore pseudo-furbo come Travaglio aveva osservato che ci si stanca a sentir gridare al lupo al lupo senza che questo intervenga. Forse Putin è stato trascinato per i capelli a entrare in guerra, Oggi il peggiore ostacolo alle trattative di tregua, o addirittura di pace, sono costituite da Zelenski e da quanti gli reggono il bordone. Un primo passo non può che essere il riconoscimento che Dombas e Crimea appartengono alla Russia, magari concedendo solo al Dombas il passaggio attraverso  un referendum di annessione. Beninteso  i nostri Paesi dell’Occidente devono tutelare l’intangibilità di Zelensky, purché rinunci alla vana pretesa di riconquistare per intero le sue terre. Sarà già molto convincere la Russia a rinunciare a Mariupol, ma in ciò  l’Occidente può riuscire avvalendosi del ricatto di togliere subito le sanzioni, se appunto la Russia sarà moderata nelle sue richieste territoriali. Credo che i nostri leader abbiano tutti i poteri per condurre una trattativa in questo senso. Lasciamo agli anglo-americani la speranza che la guerra si prolunghi all’infinito logorando la Russia il più possibile.  Ma avvisandoli che a questo modo la si getta nelle braccia della Cina.

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