Arte

Georges Mathieu e il mosaico

Sandro Malossini è attualmente l’operatore museale più attivo a Bologna, ben assecondato dal Consiglio della Regione Emilia Romagna, che nella sua sede del piazzale Aldo Moro gli assicura uno spazio di due piani, inoltre mezzi adeguati per condurvi una fitta serie di mostre su artisti del nostro territorio. Ora è di scena, a dire il vero, una personalità straniera di grande rilievo, Georges Mathieu, forse l’unico europeo, ai tempi dell’Informale  e dell’Art autre, a tentare un action painting, che compiva secondo un rituale prezioso, indossando abiti storici, e sentendosi investito di presenze taumaturgiche dal passato, che accompagnavano la sua condotta da intrepido spadaccino, intento a lavorare di spada o di fioretto, appunto investito da sacri numi del passato. Nel complesso una presenza tutta dedicata al fast, potremmo dire, l’esatto contrario di un altro francese che ci ha lasciato poco fa, Soulages, un campione, al contrario, dello slow, con quelle sue paste nere che distendeva con calma sulla tela a tapparne tutti gli spazi. Ebbene, Ravenna ha osato invitare la furia vivente di Mathieu a misurarsi col mosaico, che invece è tecnica ispirata a lentezza, a inserimento ben calcolato delle tessere, come a realizzare un puzzle problematico. Eppure Mathieu ha voluto accettare la sfida di questo mezzo in apparenza a lui estraneo, si è fatto consegnare una serie di pietre derivanti da mosaici non andati in porto, quindi già provvisti di una loro consistenza, li ha gettati in ordine caotico entro lo spazio da ricoprire, andando poi a incastonarvi queste gemme in libera uscita. Ora Malossini espone qualche risultato di un simile modo di procedere del tutto fuori dell’ordinario, in una mostra che raccoglie altre opere di artisti posteriori i quali a loro volta si sono voluti misurare con questo mezzo tanto scomodo e alieno dai canoni dell’arte dei nostri giorni. Non sto qui a elencare i modi ingegnosi  secondo cui i molti invitati a questa sfida hanno cercato di risolverla, uscendo fuori dalle vie scolastiche e prevedibili che in genere funestano i tentativi odierni di rilanciare questa tecnica storica. Che del resto ha la sua totale rivincita grazie ai pixel, ai picture elementsdell’elettronica. Dobbiamo alla genialità di McLuhan l’aver individuato questa preziosa eredità, del resto sancita dalla formula che tutti ben conosciamo per cui tutti gli esiti di questa danza di pixelviene definita mosaico elettronico. Il che però non dispensa dall’ andare a vedere, come fa la mostra attuale, se sia possibile dare concretezza materiale a questa formula, far coesistere ancora una  volta gli antichi mosaici ravennati, Molti di questi sperimentatori riescono nella difficile impresa, evitando vie abusate divenute ormai sterili.

Gerorges Mathieu, Omaggio a Odoacre. Bologna, Via Aldo Moro 50, fino al 22 novembre.

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