Letteratura

grembo paterno

E’ se non sbaglio la terza volta che intervengo su un romanzo di Chiara Gamberale, ora si tratta del Grembo paterno. Devo ripetere osservazioni già svolte, siamo nel pieno di un main stream che ricalca tanti temi già svolti altrove. Diciamo pure, a suo conforto, che in definitiva non ci sono ragioni fondamentali per preferirle le ultime uscite del pur acclamato Huellebeck, o del nostrano Volo, rimando ai pollici versi che riserverò ad entrambi nella prossima Immaginazionet. Tanti sarebbero i temi affini da elencare. Direi che comunque la Gamberale non coglie la stessa ragion d’essere di questa su ennesima produzione, che sarebbe il dramma della donna sola che partorisce, confesso che non mi è chiaro se attraverso un rapporto sessuale con uno dei suoi molteplici partner o se con fecondazione artificiale. Comunque, la protagonista, Adele, si trova a reggere da sola il peso della figlia Frida. E questo è senza dubbio un tema di notevole attualità Il padre semmai c’entra per la sua brutalità di uomo venuto dal nulla che si è costruito con le sue mani la propria fortuna, e ora applica ai figli, soprattutto ad Adele, lo stesso ritmo implacabile con ha raggiunto il proprio successo. Disastrodi gli effetti su Adele, che le provocano una alternanza tra bulimia e anoressia, tanto da applicare a se stessa uno sdoppiamento, parlandoci di una Adele magra e in alternativa grassa. Il racconto della Gamberale, qui ancor più che nelle precedenti prove. è confuso, riesce difficile ricostruire i molti rapporti sessuali che Adele ha con partner più meno occasionali, sempre in una eterna sfida ai rigori paterni, quasi per trarre vendetta contro di lui, e contro la mancanza di affetto con cui l’ha trattata. Diciamo pure che la cronologia della narrazione è molto complicata, difficile da seguire, ci immerge in un computo molto complicato, come una specie di gioco dell’oca che periodicamente ritorna nella casella di partenza. E certo il padre c’è sempre, come dittatore, come impositore di un ritmo implacabile, eppure capace di momenti di affetto che compaiono solo nel finale della vicenda. Ma più ancora di questa rigida e implacabile presenza paterna, conta quella della figlioletta Frida. Se nel romanzo vogliamo rintracciare note di autenticità e di riuscita, è a questo ordine di affetti che ci dobbiamo rivolgere.
Chiara Gamberale, Il grenbo pateerno, Felrinelli, pp. 223, euro 18.

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