Letteratura

La buona produzione narrativa di Manni

Ricevo due romanzi editi da Manni, e mi fa molto piacere registrare questa perseveranza di una casa editrice che mi è molto cara nel confermare una sua permanenza nella narrativa. Ne ho già apprezzato molte uscite, che mi hanno consentito di esprimere giudizi positivi su autori quali Cosimo Argentina, Livio Romano, Chiara Bottici. Oltretutto, queste due prove appena edite sono estremamente diverse tra loro, anche se forse non del tutto riuscite nei rispettivi filoni. Fabio Guarnaccia, “Mentre tutto cambia”, rientra molto bene nell’ambito che direi di un neo-neorealismo, o come in una serie di Nuovi Gettoni intenti a prendere le misure all’umanità dei nostri tempi, ben diversi da quelli ormai lontani quasi di un secolo cui si rivolgevano le opere selezionate dalla coppia Vittorini-Calvino. Ma c’è una comunanza di stile nell’andare alla baionetta, nell’affondare nelle miserie, angustie, storture del nostro vivere attuale, soprattutto come è sperimentato dai ragazzi, coi relativi problemi della droga, dell’urto con le autorità dei genitori, fare i bravi o cedere alle lusinghe delle marachelle giovanili. Tutto ciò deve collocarsi in un orizzonte di nuove povertà, di caseggiati di periferia, di alterchi tra bande rivali, con dolorose scoperte, come quella di un morto di overdose da nascondere in un edificio abbandonato, ma con l’ansia che le forze dell’ordine lo scoprano e aprano inchieste spinose. Il protagonista, che ci parla in prima persona, si esprime a suo agio, in questo mondo, con mosse e accenti giusti, ma anche con una certa mancanza di argomenti risolutivi a livello narrativo. Ci vorrebbe un po’ più di invenzione di trama, e diciamo anche che l’eroe della vicenda, pur avendo impostato un buon ritmo di esperienze, non sa bene come uscirne, come approdare a un finale di qualche risolutezza.
Qualcosa del genere non manca invece nell’altro prodotto. di Giuseppe Benassi, “Tra le tue sgrinfie”, che presenta tutt’altra situazione, di un protagonista avanti negli anni, contrassegnato da crisi quali ovviamente non possono toccare il ragazzino dell’altra opera. Costui ha fallito negli affari, è stato abbandonato dalla moglie, ha un figlio lontano e indifferente, tanto che medita ormai il suicidio, da cui però in extremis lo distoglie un amico generoso che gli consiglia una via del tutto romanzesca. Quella di rivolgersi a una specie di demone, non si sa se benevolo o maligno. In sostanza il nostro Benassi arieggia il filone romanzesco ben noto del fare un patto col diavolo, qui rappresentato da una figura giustamente ambigua e intrigante, che si presenta a noi in pieno trasformismo, a cominciare dal sesso. Infatti si chiama Zia Carmela, pur essendo un vecchio intrigante, chiuso in segreti e misteri, ma, come un Mefistofele benigno, indica al protagonista la via della salvezza, consistente in un viaggio a Nizza per trasportare un carico misterioso e nel firmare un pacco di cambiali. In sostanza l’autore sembra voler rieditare alcuni classici del filone esorcista, tra cui il capolavoro balzacchiano, “Peau de chagrin”, infatti anche i benefici che il patto col diavolo in panni pittoreschi gli procura tendono a ridursi ed esaurirsi. Purtroppo Benassi si fa prendere la mano dalla sua stessa invenzione, induce l’attraente figura di Zia Carmela ad abbandonare i suoi cenci, per divenire un furbo e abile falsario capace di riprodurre capolavori celebri. La storia, insomma, ha qualche giro di troppo, pur avviandosi verso un lieto fine. In conclusione, troppa vaghezza e assenza di soluzioni apprezzabili nel caso di Guarnaccia, troppi intrighi che si accavallano e si danneggiano tra loro, nella prova di Bonaccini.
Fabio Guarnaccia, Mentre tutto cambia, Manni, pp. 136, euro 14; Giuseppe Benassi, tra le tue sgrinfie, Manni, pp. 126, euro 15.

Standard