Attualità

La questione delle aree metropolitane

Se non sbaglio, l’istituzione Province è davvero morta, alla faccia di quanti dicono che da Renzi vengono solo annunci e non fatti. Quanto meno, non sento parlare di elezioni in giro per l’Italia volte rinnovare quella fetta di Casta, mentre mi pare che si stia provvedendo a ripartire gli impiegati presso gli organi sopravviventi. Ma resta un interrogativo di fondo, chi eredita le funzioni che, per quanto annacquate e talvolta pletoriche, le Province malgrado tutto svolgevano? In parte l’eredità è andata a un nuovo soggetto, alle aree metropolitane, ma è proprio una simile istituzione a suscitare varie domande. Infatti essa premia taluni capoluoghi mentre lascia scoperti la maggior parte degli altri. Per esempio, nel luogo in cui risiedo sta nascendo, o è già nata un’area che oltre a Bologna abbraccia pure Imola, e nel Veneto sento addirittura parlare di un’altra area metropolitana che coinvolgerebbe oltre a Venezia anche Mestre e Padova. Per fortuna sembra risolta bene la questione amministrativa, nel senso che non si ricorre ad elezione ad hoc, col rischio di creare una burocrazia aggiuntiva con relative prebende, cioè ancora una volta una propaggine della Casta, ma si ricorre alla formula già prevista per il Senato, di una cooptazione tra membri già eletti nei comuni candidati a entrare in questi organismi di nuovo conio. Ma ecco apparire due ordini di interrogativi. Come si porranno queste vaste aree metropolitane nei confronti delle Regioni? Non sarà come togliere a queste ultime vaste aree che dovrebbero ricadere sotto la loro amministrazione? E tutti i rimanenti capoluoghi per cui non è prevista la costituzione di simili aree? Non è come introdurre una discriminazione, tale da consentire ai cittadini, o agli organi cui viene sottratta una tale facoltà, di ricorrere alla corte costituzionale denunciando appunto una evidente differenza di trattamento? E dunque, perché non estendere la formula dell’area metropolitana ad ogni ex-Provincia, prendendo i vari capoluoghi come punti di accorpamento delle relative aree? Nel fare questo, beninteso, si potrebbe procedere a una scrematura, d’altronde già prevista nei vari interventi di eliminazione delle vecchie Province. Ovvero, non un’area metropolitana per ogni capoluogo, ma per un raggruppamento di questi operato “con juicio”. In tal modo modo si otterrebbe una legislazione omogenea su tutte le parti del nostro Paese, e si saprebbe a chi delegare le funzioni a loro tempo assegnate alle Province. Senza introdurre un terzo grado di elezioni, basterebbero i comuni, magari a loro volta sfrondati e portati a giudiziosi accorpamenti, riconoscendo loro il diritto di mandare esponenti a reggere la responsabilità di aree metropolitane che si troverebbero ovunque, annullando così il privilegio che invece con l’attuale sistema risulta assegnato solo alle città di lusso, creando una gerarchia inaccettabile tra centri di serie A e altri di serie B.

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