Letteratura

Missiroli: fedeltà o infedeltà?

La Casa editrice Einaudi mi ha usato la gentilezza di mandarmi i volumi di Paolo Colagrande e di Alice Cappagli, forse intuendo che sarebbero risultati accetti alle mie corde, come infatti è stato, consentendomi di dedicare a entrambi note molto favorevoli su questo blog. Non mi ha inviato invece la successiva “Fedeltà” di Marco Missiroli, forse anche in questo caso intuendo che sarebbe mancato il mio favore a quest’opera, come infatti è, anche se, vista l’ attenzione con cui è stata accolta, non ho mancato di procurarmela a mie spese. E’ opera incerta e confusa, sicuramente non superiore alla media di altri prodotti che hanno invaso il mercato in questi ultimi tempi. Forse anche in questo caso può valere la formula lanciata da Vittorio Spinazzola di un New Italian Realism, o di un neo-neorealismo, come preferisco dire io. Siamo cioè in presenza di uno spaccato di vita come oggi si svolge nelle comunità urbane, poste nel pieno di una società consumista, con tutti i suoi riti, compreso pure quello di una libertà sessuale per cui le coppie si fanno e si disfano, in un panorama “aperto” e molto tollerante, il che, sia ben chiaro, è decisamente un bene, l’ accettazione di uno dei presupposti stessi della nostra civiltà, che a ragione si può definire post-freudiana. Per cui proprio non si capisce che cosa sia saltato in mente al narratore di intitolare queste sue “ambages”, non “pulcherrimae”, ma certamente molto consuete, all’insegna della “Fedeltà”. Ci stava bene pure l’esatto opposto, ovvero un elogio della “infedeltà”, come condizione imprescindibile di vita al giorno d’oggi. In definitiva, il romanzo consiste proprio nel presentarci delle coppie che marciano ciascuna verso un momento di crisi, col maschio, ma anche la femmina, pronti ad accogliere l’attrazione di partner diversi, salvo magari a rientrare sui propri passi, ma, in sostanza, non per l’imporsi di ferree convinzioni morali, che nel nostro universo non hanno più un forte diritto di cittadinanza, ma solo per adempiere a scelte abitudinarie, di comodo, di assuefazione. La coppia numero uno è data da Carlo Pentecoste e dalla moglie Margherita, la cui convivenza è subito picconata da un evento fortuito. Il marito, docente di scuola, per le migliori intenzioni entra nella toilette riservata alle donne per portare soccorso a una giovane alunna, Sofia, dal che nasce però un intreccio, una relazione. D’altra parte Margherita a sua volta si lascia affascinare dalle dita sapienti di un massaggiatore, tale Andrea, che sa sfiorare abilmente i suoi punti sessualmente nevralgici invitandola a prolungare quei momenti di piacere, Ma , forse per allungare il brodo, o al positivo, per accrescere una fedeltà documentaria nel rendere uno spaccato del nostro oggi, il narratore non si nega nulla, appiccica al seduttore Andrea una improbabile coda che lo vede anche cedere a tentazioni omosessuali, con l’aggiunta di una partecipazione alle scommesse che si fanno circa i selvaggi duelli tra cani. Lo schema generale della vicenda si può anche ricondurre a una sorta di “ronde de l’amour”, ma contrastata dal ritmo avverso riportabile alla formula dell’”incontrarsi e dirsi addio”. Infatti Sofia, la giovane che si pone all’inizio della serie determinando la prima rottura di una sana vita coniugale, non è che stia al gioco, che accetti di rimanere al fianco dell’involontario seduttore Carlo, ma al contrario fugge lontano da lui, rientrando in un ambiente riminese, che sarebbe il suo terreno di partenza, dove ovviamente ci sono altri interessi affettivi ad attenderla. Forse i momenti più persuasivi in questa “ronde” sono quelli in cui la vicenda si “riposa” , affidata alla saggezza di genitori, di madri tolleranti, capaci di lottare contro la malattia, di comprendere e perdonare figli, figlie, generi nelle loro dispersioni, nei passi falsi. Il tutto senza picchi di vivacità, in un tessuto che si diffonde piatto, cercando di animarsi con il ricorso a un periodico “changez la femme”.
Marco Missiroli, Fedeltà. Einaudi, pp. 224, euro 19.

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