Letteratura

Nicoletta Verna, un buon frutto del Premio Calvino

Sono ben lieto di aver ricevuto “Il valore affettivo” di Nicoletta Verna, emerso l’anno scorso nella preziosa selezione che conduce il Premio Calvino, distinguendosi nella miriade di premi nostrani per il compito davvero provvidenziale di andare alla ricerca di nuovi talenti narrativi. Se l’anno scorso avessimo tenuto regolarmente il nostro RicercaBO, invece di esserne impediti dal covid, sicuramente l’amico Mario Ugo Marchetti, dal suo prestigioso scranno di Presidente del Calvino, mi avrebbe segnalato quest’opera, allora allo stato di inedito, per metterlo alla prova nella nostra esigente tribuna di lettori avanti lettera. Mi fa piacere anche vedere che questo romanzo è stato accolto da una serie di recensioni positive sui principali organi di stampa. Per quanto mi riguarda, posso dire che lo trovo decisamente migliore rispetto all’ultima Ciabatti. Visto che questa è entrata per la seconda volta nella cinquina dello Strega, si potrebbe augurare, prima o poi, un uguale destino anche per il prodotto in definitiva superiore della Verna. Tra i tratti affini delle due prove, c’è quello di attaccarsi entrambe a una morte, tragica e sconvolgente, annunciata fin dalle prime righe, ma poi tenuta abilmente in sospeso quasi fino alla fine. E’ la scomparsa di Stella, adolescente splendida, piena di attrattive, adorata da una sorella minore, Bianca, che è quella che ci parla in prima persona. Ma a parte questo nocciolo, vera “stella polare” del romanzo, tanti altri elementi confermano la vicinanza tra i due prodotti, del resto appartenenti a quello che ormai si può definire un dominante “main stream” della nostra prosa corrente. Bianca, neanche dirlo, nonostante una timidezza congenita, riesce ad affacciarsi alla ribalta della popolarità partecipando a una trasmissione di successo, esattamente come l’eroina della Ciabatti, o anche come la deuteragonista dell’ultima uscita dell’Avallone. Un omaggio all’autorevolezza dei programmi televisivi è ormai d’obbligo, nella routine delle narrazioni dei nostri giorni. Come pure ci stanno le ambagi sentimentali col partner più anziano, tra adesione, amore intenso e invece tradimenti, momenti di sospensione e di pausa, Si aggiungono le tribolazioni per giungere a una maternità desiderata ma resa ardua da ostacoli sia psicologici che fisiologici. E pure abbastanza consueto ormai il capitolo che vede uno dei due genitori sopraffatto dalla malattia, costretto in casa di cura, a smemorarsi, a perdere coscienza di sé. Forse la nostra Verna avrebbe potuto sviluppare una componente autonoma e non disprezzabile legata al mondo animale, con relativi momenti di sangue. Infatti pur entro le maglie di un mondo all’altezza della nostra società progredita, adagiata in tutti i riti dell’efficienza e del savoir faire, si insinuano brani di vita contadina, con l’uccisione del porco, o il rito nefasto dell’annegamento dei gattini partoriti in soprannumero, e magari il tentativo di salvarne almeno uno. Potrebbe venire il sospetto che anche la “disgrazia” di Stella, sempre immanente all’orizzonte, avesse trovato una genesi da questo fondo di ybris, che cioè la giovane fosse stata vittima di qualche pulsione omicida, ma invece se n’è andata per un nobile gesto compiuto a favore della sorella minore, e meno salutata dal successo, almeno fino a quel momento. Non sto a dettagliare come sia maturato quell’evento tragico, per non togliere a un lettore il brivido della suspense. Certo è che, pur senza alcun coinvolgimento fisico, Bianca in qualche modo si sente responsabile di quella morte violenta, avvenuta per un atto d’amore della sorella, con qualche ulteriore complicazione, in quanto nella morte ha avuto una parte di colpa un adolescente attratto pure lui dalla luminosa Stella. Resta da lamentare la genericità del titolo. “Il valore affettivo” è una proclamazione del tutto vaga, ovviamente non c’è prova narrativa che non abbia a che fare con un simile ingrediente, mi vorrei quasi proporre come titolatore consapevole e avveduto. A suo tempo, a danno della Ciabatti, ho pure lamentato l’inutilità del titolo applicato al suo recente romanzo, “Sembrava bellezza”.
Nicoletta Verna, Il valore affettivo, Einaudi stile libero, pp. 294, euro 18.

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