Arte

Sottsass Jr alla Fondazione Cirulli

Sono tornato a visitare la Fondazione Cirulli, come già altre volte in passato, avendovi un interessante colloquio col gestore, Massimo, che si vanta di attenersi a un criterio di trasversalità, da autentico e ispirato raccoglitore di ogni ben di Dio, dovunque lo trovi, in collezioni, archivi, depositi magari dimenticati. Molto meglio seguire questo percorso curioso e aperto piuttosto che darsi a una specie di monocultura, come fa invece un’altra Fondazione bolognese, il MAST, che ci affligge con insistenti ricognizioni sul tema di industria e fotografia. E anche nella scelta del luogo di cui servirsi le due Fondazioni hanno proceduto al contrario, il MAST ha commissionato un padiglione nato già vecchio, ispirato ai canoni del Movimento moderno quando questo è defunto già da quasi un secolo. Invece Cirulli anche in questo ha colto l’occasione, si è lasciato sedurre dallo stabilimento progettato a suo tempo da un grande designer bolognese, Dino Gavina, che ha costruito una sorta di biplano, anche lui secondo i canoni del modernismo, ma la cosa era perdonabile, a metà del secolo passato, e dunque nell’attuale riuso che ne propone la Fondazione Cirulli si può proprio cogliere un buon esempio di recupero tempestivo di un bene che si andava logorando. Proprio in nome di questa trasversalità costituiva ora in quello spazio si può vedere un campione di un atteggiamento del genere, nella persona dell’architetto Ettore Sottsass, cui segue sempre la precisazione che si tratta di una versione Junior del ceppo familiare, in quanto è esistito il senior, un brillante architetto tra le due guerre che si era formato sulle forme del secessionismo viennese di cui dava varianti molto efficaci. Il figlio certamente ai suoi inizi si è abbeverato ai canoni del Movimento moderno, soprattutto quando disegnava le macchine da scrivere per la Olivetti, rimaste famose, ma già imbevute di colori, come ben sappiamo, avendole avute nei nostri anni giovanili, con quei verdi pisello o azzurri indaco, destinati a divenire l’emblema del postmoderno sul finire del secolo scorso, di cui Sottsass è stato un superbo campione, in gara col competitor Alessandro Mendini, in una sfida epocale tra i due laboratori, Memphis per il primo, Alchimia per il secondo. Una grande mostra londinese al Victoria and Albert Museum di qualche anno fa li ha celebrati entrambi, e con loro ha riconosciuto i titoli di gloria in tale ambito del nostro Paese. Come ogni architetto che si rispetti, entrambi hanno goduto della capacità di passare dal piccolo al grande, dall’oggetto domestico all’edificio imponente. E proprio in questo caso la Fondazione Cirulli, per il nostro Sottsass, va a pescare in un tema solo in apparenza minore, il disegno di tessuti, dove ovviamente Sottsass sapeva profondere il suo talento sempre vario e scapricciato, passando da contesti geometrici di sapore optical ad altri invece piacevolmente animati, come vedere una folla di palloncini che si innalzano in cielo, o una selva di lampade che reclinano i loro globi come fiori sugli steli. Oppure compaiono anche delle specie di nastri, in cui si intuisce la possibilità che il Nostro divenisse anche progettista di forme di pasta asciutta, chissà, forse lo ha fatto davvero. Ad ogni modo, quale messe incantata di suggerimenti per stilisti della moda, in anticipo su quanto nel variare delle stagioni questi ci offrono! Una mostra che intendo realizzare sarebbe proprio rivolta a indagare i possibili rapporti tra arte e moda, e il mettere a confronto campionari di tessuto con le prove su superficie di pittori e designers sarebbe il modo migliore per condurla. Sempre in nome della trasversalità Cirulli annuncia un’altra impresa, che andrà a interessare il secondo corpo del biplano, esponendovi una serie di manifesti per mostre programmate dalla Signora dei nostri musei, Palma Bucarelli. Anche in questo caso una scoperta al di fuori delle regole che ci giunge inaspettata, impensata.
Fondazione Massimo e Sonia Cirulli, San Lazzaro di Savena.

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