Letteratura

Bussola, le buone virtù del rosmarino

Una lieta sorpresa è stata l’andare ad acquistare, tra i segnalati nelle classifiche dei giornali più accreditati, la raccolta di racconti stesa da Matteo Bussola, con un titolo finalmente appropriato,, nonostante l’apparente stravaganza, Il rosmarino non capisce l’inverno, dato che quella umile pianta costituisce il dono di una sopravvissuta in ricordo di una sua cara compagna. Forse è la rivincita della misura del racconto sulla presunzione dei romanzi, gialli o no, che a caterve ci invadono, mentre in  Bussola, per me, come al solito, fin qui sconosciuto, si può ritrovare la leggerezza, il tocco gentile e sapienete di un Tabucchi, o di un Covacich, per non risalire più in altro nella gerarchia, del resto sono appena reduce da una ottima votazione assegnata al Camilleri dei racconti. Ci sono due tratti curiosi, in questa sfilata di raccontiti, il fatto che l’autore, maschio fino a prova contraria, si ponga in panni femminili, e oltretutto di  trepida, timida, segreta adesione ad amori lesbici, Così è in  Greta e Marina, in cui una delle due non osa confessare l’amore che prova per la compagna, cerca di mascherarlo dietro una apparente corsa dietro al maschio padrone e dominatore. In Angelala situazione di partenza è drammatica, perché una ragazza si trova su un cornicione e minaccia di buttarsi giù, troppe le angherie che ha subito proprio per la sua omosessualità. A tentare di salvarla c’è un  agente di polizia, pardon, una agente, che infatti, posta davanti  a quel tragico evento, confessa a sua volta la propria diversità, e le due si consolano insieme, vanno verso una più serena accettazione della loro sorte. E così via, ognuna di queste novelle aggiunge una pennellata      a una sommessa, delicata, fragile catena di mutamenti del sesso. Forse il caso più lacrimevole è l’ultimo, quando muore una umile anziana, e una sua vicina si vede costretta a confessare in articulomortisil legame che da lontano l’ha legata per lunghi anni a quella esistenza. E proprio da lei viene la sommessa offerta della pianta di rosmarino, destinato a non  sfiorire troppo presto, a rimanere testimone fedele e sotto traccia di questa vicenda di amori nascosti. Diciamolo pure, meglio l’agreste, prosaico rosmarino  piuttosto che delle stereotipate e abusate violette.

Matteo Bussola, Il rosmarino non capisce l’inverno, Einaudi stile libero, pp. 153, euro 16,50.

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