Attualità

Dall’Italicum agli sbarchi sulle nostre coste

È ormai chiaro che l’opposizione oltranzista condotta dalla sinistra Pd contro l’Italicum adotta il motivo della mancata concessione di esprimere le preferenze come un mero pretesto. La cosa, mi è già capitato di dire, non è affatto grave in sé e per sé, la stragrande maggioranza degli elettori non ha l’abitudine di esprimere delle preferenze, un rito caro alla “casta”, agli addetti ai lavori, ai “clienti” dei candidati, che appoggiano nella speranza di avere poi un ritorno di favori, pronti anche a far affluire su di loro dei soldi, magari sotto banco, per cui si può ben dire che dietro l’apparenza di un atto democratico si celano gravi rischi di corruzione. Ma il vero obiettivo della sinistra Pd è di prendersi la rivincita su Renzi e, possibilmente, di mandarlo a casa, con un voto segreto in cui raccogliere tutte le opposizioni. Atto gravissimo, contrario, questo sì, alla causa della democrazia, che vorrebbe che appunto la sinistra interna attenda le prossime primarie per sconfiggere Renzi non ricorrendo ad agguati parlamentari, ma attraverso l’esercizio del voto. Il piano iniquo è già pronto, il viscido Letta si è smarcato attendendo di ricevere l’incarico di un nuovo governo, disastroso perché vorrebbe dire che si ritorna alla casella di partenza, del resto questo preteso leader non a caso viene detto “slitta”. Mi meraviglio che Bersani si presti a questo gioco ambiguo, così distruggendo molti suoi precedenti titoli di merito, come quando, alla fine del 2011, rinunciò a provocare elezioni generali in cui avrebbe incassato la maggioranza netta che allora i sondaggi gli predicevano, ben capendo che in quel momento, con lo spread alle stelle, per il nostro Paese sarebbe stato disastroso affrontare una campagna elettorale. E anche in seguito è stato troppo precipitoso a mollare tutto, quando ci furono i cento franchi tiratori contro la candidatura Prodi. Avrebbe dovuto avere più pazienza, condurre un’indagine per capire da dove veniva questa fronda. Forse in parte c’erano propri voti fomentati da Renzi, ma questa non è una buona ragione per vendicarsi, oggi. Mi auguro quindi che questa iniqua manovra venga sconfitta, per il bene del Paese.
L’altro argomento del giorno è la questione degli sbarchi sulle nostre coste da parte di migliaia di poveri emigranti. Anche su questo punto devo ribadire quanto già detto la settimana scorsa. Senza dubbio la via regia sarebbe di dialogare con le autorità dei Paesi da cui i disgraziati fuggono, ma queste non ci sono, ristabilirle chiederebbe anni, mentre il fenomeno urge alle porte in misura devastante. Dei droni da guerra ne abbiamo pessimi riscontri, mandarli a bombardare gli scafi sarebbe soluzione iniqua, basterebbe agli scafisti di imbottire le loro imbarcazioni di povere vittime, verrebbe giù il mondo, a ragione, se in uno di questi blitz dall’alto ci scappassero dei morti. Mandare delle truppe appare operazione ancora più temeraria, e dunque, resta solo il blocco navale, mi dispiace assai che una soluzione del genere sia predicata anche dal leader della Lega Salvini. Credo che sia possibile individuare, con l’aiuto di droni di ricognizione, o di informazioni satellitari, o anche di semplice intelligence, individuare le barche che salpano col loro doloroso carico, e appostare le nostre navi alla linea di confine delle acque territoriali libiche. Certo potrebbe accadere che gli scafisti buttassero in mare il loro carico umano, nel qual caso occorrerebbe procedere al salvataggio. Poi, si potrebbe procedere ad affondare le barche e a prendere prigionieri gli scellerati schiavisti, magari osando anche inseguirli per qualche tratto nelle loro acque territoriali. Bisogna insomma far partire un forte messaggio: da qui non si passa, povere vittime, tornate a casa, recuperate i vostri soldi. Si potrebbe anche procedere a trasmettere un simile messaggio con mezzi di vecchio conio, per esempio facendo piovere sugli accampati in attesa di imbarco una serie di manifestini con le scritte ammonitrici. E certo, ci potrebbe anche stare l’apertura di centri di accoglienza e di smistamento in Paesi con cui esistono relazioni diplomatiche, Tunisia o Egitto, ma di nuovo su questo fronte occorrerebbe disporre di molto tempo, che è proprio quanto al momento ci manca.

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