Attualità

Dom. 12-2-23 (Benigni)

Tutti conoscono il famoso detto sutor ne ultra crepidam, non andare oltre le tue capacità. Naturalmente questo proverbio vale in primo luogo per me stesso, ma questi miei scritti sono poca roba, il che rende quasi innocuo, senza importanza ogni mio eccesso di questo carattere, Ben più grave se a uscir fuori dalla sua carreggiata è un comico come Roberto Benigni, Mi riferisco alla sua prestazione al festival di Sanremo, dove finché ha esercitato la sua naturale comicità a spese di Amadeus, accusandolo di tentare un golpe aspirando a divenire il despota nella conduzione del festival è apparso gradevole e centrato. Ma il nostro Benigni ora sta esagerando, si vuole atteggiare nel ruolo di Vate, per esempio inneggiando a un autentico padre della patria quale Dante, e soprattutto profondendosi in lodi eccessive, e quindi noiose, della nostra Costituzione, come ha fatti appunto martedì’ scorso all’aprirsi del festival, forse gasato dalla presenza del Presidente Mattarella, che però sa essere leggero e rimanersene sornione tra le quinte, ovvero sul palco reale. Invece Benigni si è profuso in lodi stucchevoli ed eccessive. Mi chiedo quale sia mai la costituzione di ogni Paese occidentale che non sancisca il diritto alla libertà di opinione e qualche condanna della guerra, Per vedere rifiutati questi valori, bisogna forse rivolgersi alle costituzioni dell’Iran, o dei Talebani dell’Afganistan, ma per l’Occidente sono merce corrente. Caso mai, se proprio Benigni volesse insistere in queste lodi, le rivolga a un suo collega, più forte di lui nell’arte dell’intrattenimento, anche se privo del dono della comicità. Penso a D’Annunzio e alla sua Carta del Quarnaro, dove ha messo al primo posto l’arte, la sollevazione degli spiriti verso il bello e la qualità della vita. Forse le nostre costituzioni, per meritare un qualche elogio, dovrebbero ispirarsi a un simile esempio.

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