Attualità

Dom. 15-5-22 (Davide e Golia)

Che dire allora della missione di Draghi a Washington, a incontrare Biden? Credo che ne abbiamo avuto la conferma che Draghi non è un politico, ma un grande banchiere, abile nel fare le parti, nell’assegnare a ciascuno il suo, in un quadro di equlibri ben bilòanciati. L’unico talento politico che ora abbiamo nell’UE è Macron, col suo ammonimento che se si vuole davvero andarea una trattativa con Putin, non bisogna umiliarlo, bisogna preparargli una via di uscita. A questo non pensavano certo né Draghi né Biden, Un incontro diretto tra il presidente USA e il despota russo sarebbe disastroso, meglio evitarlo, Ma anche il ritornello usato da Draghi, che tocca a Zelensky condurre la trattativa e decidere dove fermarsi, è sbagliato, Anzi, diciamolo pure, ora è proprio Zelensky il principale ostacolo a una trattativa, con il suo intento di ritornare allo status quo ante, anche se in un colloquio con Vespa abbia ammesso, bontà sua, che per la Crimea si può soprassedere. Dunque, la trattativa migliore dovrebbe essere tra Macron, magari con l’apporto di un Draghi più avveduto, e Putin, ma sulla base di una cessione alla Russia del Dombas e della Crimea. Per il Dombas, colpa dell’Ucraina, che non ha seguito la strada maestra da noi indicata nei confronti del Sud-Tirolo, a cui abbiamo concesso la loro lingua con primato sull’italiano. Se l’Ucraina, negli accordi di Minsk, avesse concesso alle regioni del Dombas una vasta autonomia, cominciando da quella linguistica, forse avrebbe evitato la presente guerra. Quanto alla Crimea, era stato solo un benevolo dono di Kruscev, ma quando l’Ucraina era strettamente incorporata nell’URSS, quasi come un goiello che si dà a un’amante, ma quando poi il legame si scioglie, si chiede la restituzione del pegno. Devo dire che il grave rischio ora che Putin pretenda di più, voglia per esempio Mariupol, nel qual caso toccherebbe ai nostri, Macron, Draghi e chi altri fare resistenza, usando come esca la cessazione delle sanzioni, Se si fosse intervenuti in tempo utile, ci poteva stare anche l’impegno a far temporeggiare i due Paesi scandinavi nella loro richiesta di entrare nella Nato, un Putin ragionevole, pago dei due acquisti territoriali sopra accennati, non avrebbe spaventato i vicini spingendoli a un ingresso rapido nella Nato. Ogni giorno che passa potrebbe aumentare gli appetiti di Putin. Quanto alla vittoria dell’Ucraina, una delle poche cose giuste dette da Draghi a Washingtom è stata che se in partenza c’era un David contro un Golia, ora si fronteggiano due Golia, o due David. Ma la continuazione della guerra vorrebbe dire altre centinaia o migliaia di morti ucraini, e una distruzione ancor più radicale del loro Paese. Zelensky pensi a questo, invece che alla sua gloria crescente di indomito combattente  per la libertà, ma a spese del suo popolo.

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