Attualità

Dom. 3-12-17 (tanti capi)

C’è un’assoluta dissimetria tra il fronte del centro-destra e quelle del centro-sinistra. Il primo è fatto di componenti consistenti, con storie e leadership abbastanza chiare e marcate, e percentuali di pronostici anch’esse ben accertate. Magari resta il dubbio se alla fine queste varie componenti, Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, riusciranno davvero a saldarsi, ma molti lo danno per sicuro, almeno a livello di collegi elettorali. A sinistra invece per un verso c’è il blocco ufficiale Pd che mantiene una forza chiara e accertata, attorno al 25-26%, in barba ai malevoli e disfattisti, mentre le formazioni alla sua sinistra risultano del tutto provvisorie e instabili, come un mercato aperto che attira condottieri in cerca di fortuna. Si pensi a Pisapia e ai suoi sforzi industriosi, anche se sempre posti nel segno dell’ambiguità. Ora si aggiunge anche il caso di Grasso, e per fortuna che Prodi in genere si è tenuto defilato. Per non parlare dei tanti altri capi e capetti già scesi in campo a seguito delle varie uscite successive dal corpo ufficiale del Pd. Ciò determina una situazione di disagio e di inferiorità, da questa parte del fronte, del resto sono ben scarse le possibilità che le varie schegge impazzite alla fine accettino, magari, gli sforzi di Fassino e accolgano un appello unitario. Pare proprio che il PD, in sede elettorale, sia condannato a fare da sé, senza apporti sicuri dalla sua sinistra. Ma mi è già capitato di osservare che, nel segreto della cabina elettorale, questo potrebbe determinare un’attrazione positiva di tante forze così malamente catturate, e all’ultimo minuto, da leader improvvisati, Proprio la sostanziale omogeneità del blocco centrale del partito ufficiale della sinistra potrebbe esercitare un ruolo non marginale di attrazione.
Tra i due litiganti non credo assolutamente che ci sia spazio per una vittoria pentastellata, Di Maio, con tutta la sua sicumera, di sicuro non riuscirà a farsi dare l’incarico di costituire il governo dal Presidente Mattarella. E appare furbo il gesto di rinuncia pronunciato da Di Battista, anche se tutti “fingono” di accettare le buone ragioni della cura della paternità. In realtà Di Battista, insofferente di un ruolo vicario, aspetta che il più fortunato concorrente vada a sbattere per proporsi lui stesso alla prossima occasione.

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