Attualità

Domenicale 12-6-16 (Raggi)

Come sono andato, con le scommesse che emettevo nel domenicale della scorsa settimana, 5 giugno? Direi benino, anche facendo un passo indietro, a un’altra scommessa avanzata sul conto del ballottaggio in Austria, per cui avevo presagito la sconfitta del reazionario e esterofobo Norbert Hofer a favore del leader dei Verdi. In quel caso ho corso un bel rischio, in quanto l’arco costituzionale, ovvero la grosse koalition di socialisti e popolari è stata molto parca di consensi alla buona causa, comportandosi molto diversamente da quanto era avvenuto in Francia contro il pericolo costituito dalla Le Pen. Niente da fare, l’Austria sta subendo una deriva balcanica, considerando che è pur sempre un governo dell’arco costituzionale a minacciare le varie chiusure della frontiera del Brennero, come se i migranti che varcano quel confine lo facessero per rimanere in un Paese in sostanziale declino, e non per giungere in Germania o in altri più allettanti paradisi nordici.
Ma veniamo all’Italia. Qui la media dei votanti, attestata al 60%, è stata del tutto confortante, contro i sinistri oroscopi della sterminata categoria dei gufi. Avremmo potuto raggiungere il 67% della precedente tornata, se il governo non avesse preso due incomprensibili, dannose decisioni, di piazzare il primo turno a ridosso di un ponte, e di escludere le votazioni del lunedì. In Italia c’è un corpo sano della provincia che risponde alle sfide elettorali in misura giusta, semmai a mancare sono le metropoli, quasi rovesciando quando avveniva due millenni fa, quando erano i “pagi” a resistere alla penetrazione del cristianesimo, rimanendo abbarbicati a vecchie tradizioni. Ora sono i grandi centri urbani a provocare sfiducia e astensione, alimentate soprattutto dai giovani, che non leggono, non studiano, non lavorano, e dalle periferie diseredate, grosso problema che si impone alla coscienza di tutti.
Veniamo ai risultati, in cui ce n’è uno ampiamente annunciato, il successo dei Cinque stelle con la Raggi a Roma, effetto del malgoverno precedente delle amministrazioni sia di destra che di sinistra. Ci ho preso però nel preconizzare che nessuno dei due “destri” sarebbe andato al ballottaggio, magari devo esprimere qualche meraviglia per il basso esito di Marchini. Purtroppo niente da fare neanche al ballottaggio, Giachetti non riuscirà a raggiungere e a scalzare la Raggi, contro di lui ci sarà il fuoco “amico” di tanta parte della sinistra, accanita nel voler danneggiare il renzismo, e ovviamente della Lega, e dei Forza Italia più protervi anch’essi contro il leader maximo. Giachetti potrà avere il soccorso dei berlusconiani moderati e quindi di Marchini, ma non sarà tale da consentirgli di annullare il profondo gap che lo allontana dalla capofila Cinque stelle. Qui però termina il successo tanto strombazzato di questa formazione, ben poca cosa. A Torino la Appendino non ce la farà a battere Fassino, che avrà appunto, certo, l’ostilità delle sinistre più proterve, ma il soccorso, o quanto meno l’astensione, dei berlusconiani moderati. Anche a Bologna, seppure con qualche brivido, Merola ce la farà. Resta l’enigma Milano, gara davvero incerta e sospesa, per colpa dell’incredibile e indecifrabile decisione di Pisapia di rinunciare a una seconda candidatura, cosa che ha messo a rischio la causa della sinistra. Se questa non riuscisrà a vincere, a lui si dovrà fare di ciò una incancellabile colpa. A Napoli, poi, il successo di De Magistris era anch’esso ampiamente annunciato, dovuto a una Partenope che si chiude a riccio su se stessa, a curare, a covare i suoi malanni incancreniti, respingendo con sdegno i medici che, forse invano, pretenderebbero di portarvi cura.

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