Attualità

Domenicale 27-12-15

“Benvenuti in Italia”, titolava in prima pagina il “Paìs”, il maggiore quotidiano spagnolo, a commento delle elezioni politiche che si sono tenute domenica scorsa in quella nazione. Infatti, nella medesima situazione di ingovernabilità, di difficile costituzione di maggioranze omogenee in entrambi i rami del Parlamento, noi ci eravamo già arrivati a seguito delle nostre elezioni politiche recenti, e abbiamo costituito davvero un utile laboratorio sperimentale tentando le due soluzioni su cui ora deve tormentarsi la Spagna. Ci fu il tentativo, generoso quanto infelice, condotto da Bersani, di convincere i Cinque stelle a fare maggioranza col Pd, ma l’esito fu di totale rifiuto. Tutto lascia supporre che una sorte analoga si avrebbe anche se il Psoe, il partito socialista iberico, tentasse di convincere “Podemos” a una partnership. Credo che da questo ripetersi di casi si debba ricavare un referto, una conferma circa il carattere populista appartenente a movimenti di questo genere. Dicesi populista una formazione politica che trae astutamente vantaggio dallo stato di insoddisfazione dei cittadini, per disoccupazione, carovita e altro, badando solo a rimpinguare il proprio cumulo di voti, ma tenendosi ben lontana dall’assumere responsabilità di governo, che obbligherebbero a concludere che “il re è nudo”. Allora, anche noi, a furor di popolo, obbligammo Bersani a farsi da parte e imboccammo la via della “grosse coalition”, facendo il matrimonio innaturale con la destra berlusconiana. Ci si dimentica troppo spesso che questo è ancora lo stato di fatto, presso di noi, il governo si regge su una alleanza innaturale finché si vuole, ma imprescindibile, tra il Pd di Renzi, inutilmente accusato di voler fare da solo, e quanto resta dei Fratelli d’Italia. E’ stata una ripicca insensata e ingiustificata di Berlusconi quella di voler sottrarre il “grosso” del suo partito dall’alleanza, compresa la clausola aggiuntiva del Patto del Nazzareno. Ringraziamo Alfano e soci, e ora i verdiniani, e magari anche Bondi e compagna, che hanno permesso di proseguire in questa unione, forzosa quanto si vuole ma indispensabile, Non sono loro ad avertradito, bensì Berlusconi, per ragioni sue, a essersi sottratto a un patto, nella speranza di trascinare il nostro Paese nel caos per spirito di vendetta, e se non c’è riuscito, lo si deve proprio ai volonterosi che lo hanno abbandonato alla sua follia distruttrice.
Probabilmente anche in Spagna si vedranno costretti a ricalcare i nostri passi, ovvero anche là si dovrà costituire una “grossa” quanto artificiale coalizione tra Popolari e Socialisti, magari con l’unica attenuante di costringere Rajoy a fare un passo indietro a favore di un più accettabile, per i socialisti, compagno di partito. Ma allora, se a una simile soluzione si doveva giungere, non sarebbe stato meglio anche per i cugini spagnoli avere la soluzione presso di noi propostaì da Renzi, e in via di compimento, di andare al ballottaggio tra le due formazioni in testa nei suffragi? E Maria Elena Boschi non si prende forse una rivincita quando, al cospetto dei risultati spagnoli, può proclamare: noi l’avevamo previsto e abbiamo rimediato grazie alla nuova formula elettorale?
Aggiungo poi un altro foglio al dossier di denuncia dell’incomprensibile criterio liberista cui si attiene la burocrazia EU. Perché vietare l’intervento dei governi nazionali nel salvataggio di banche a carattere locale, come sono la più parte delle nostre? Capicso che si vieti il salvataggio di industrie che con aiuti forzosi potrebbero turbare il mercato e fare pericolosa concorrenza a rivali di altri paesi, ma se si fossero lascate le mani libere al nostro governo nel salvataggio di Banca Etruria e simili, non credo che ne sarebbe venuto alcun danno per Deutsche Bank o per altri simili colossi europei. Credo quindi che si debba rivedere questa normativa, stabilire le occasioni e i criteri secondo cui l’intervento dei singoli governi può essere ammesso.

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