Arte

Donatello l’inquieto

Con molta vergogna devo confessare che non mi sono recato in devoto pellegrinaggio nelle due sedi fiorentine, Palazzo Strozzi e Bargello, dove è allestito l’omaggio a Donatello, ma certo non sono a corto di immagini e nozioni attorno a questo grande artista, che tanto per cominciare è l’opposto di un altro grande toscano,  Michelangelo. Per fare la differenza tra i due basta rivolgersi alle rispettive versioni del David. Quello di Donatello è un giovane snello, quasi pronto a una sfilata di moda, come conferma il vezzoso copricapo posto sulla sua testa, con fuoruscita altrettanto vezzosa di ciocche di capelli. Nulla di simile nel virile David michelangiolesca, massiccio, turrito, maestoso nella sua mole, in totale contrasto con le dimensioni snelle, sguscianti del suo predecessore. Per il quale, forse, bisogna invocare una non del tutto superata fase ancora legata a schemi aguzzi, pungenti, di sapore gotico. Esiste un possibile parallelo col quasi coetaneo, o anteriore solo di pochi anni, Filippo Brunelleschi. Anche per lui non ho mai compreso quel pretendere di indicarlo come il pieno rappresentante del Rinascimento, La sua cupola fiorentina è ben lontana dal rievocare la sfericità piena del Pantheon, una misura che nella sua intatta perfezione sarà raggiunta, ma molto più tardi, solo dal Bramante, mentre anche l’Alberti si ferma a metà strada, riuscendo solo a reiterare le volte a botte del modello classico. Si aggiungano le colonnine anch’esse esili, quasi come rami vegetali  suscettibili di essere spezzati, del Portico degli Innocenti, Allo stesso modo Donatello è refrattario a esiti di piena, rotonda, voluminosa plasticità. Non per nulla è capace di quella misura di mezzo che consiste nello ”stiacciato”, dove sembra che un mattarello sia passato sulle forme appiattendole, e così entrando in gara con i pittori, però mantenendo un piede saldamente riposto nei valori plastici. Michelangelo, al confronto, preferirà darsi direttamente alla pittura senza fermarsi a metà strada. Un’altra  differenza tra i due sta nella coppia oppositiva del levigato contro l’aspro, lo sfilacciato. Il Buonarroti conosce solo il “non finito”, quando i suoi blocchi massicci non riescono a chiudere il cerchio e si fermano a indicare la meta finale, senza poterla o volerla raggiungere. Donatello riesce a darci le sue incredibili Maddalene, affette da una magrezza spaventosa, quasi da anoressia degna dei nostri tempi, mentre abiti fatti di stracci non tentano neppure di nascondere la loro nudità, o ci permettono di scorgerla sotto traccia, appena  come un  ordito di fondo. In lui c’è pure sempre il tentativo di evitare soluzioni simmetriche, si pensi alla Cantoria, che dovrebbe essere in mostra in quanto custodita nel Museo dell’opera del Duomo, dove le figure non si lasciano certo inquadrare dalla scansione delle  colonne, ma si mettono in dentro e in fuori rispetto ad esse manifestando una volontà di vita, di slancio, di irrequietudine indomita. Si potrebbe obiettare che viceversa quando egli ci dà un prototipo del  monumento equestre come il padovano Gattamelata, impone un fermo all’immagine sia del cavaliere che del destriero, ma sentiamo quanta energia potenziale sia addensata in quel volume, che del resto è intaccato dai finimenti, dotati di una leggerezza, di una fragilità tali da contestare la severità del blocco. Vorrei anche aggiungere a questo magro elenco il busto del Niccolò da Uzzano, solo per la ragione che, negli anni in cui ho frequentato un corso serale di disegno, credo di aver copiato varie volte quel gesso, e mi sorprendeva il pomo d’Adamo che emergeva, tagliente, aguzzo dal collo del personaggio. Donatello, artista sempre alla ricerca di un equilibrio cercato tra mille difficoltà, e incontrando a bella posta ogni possibile ostacolo, pur di non concedere a una confortante, pacata plasticità, magari da connotare col pieno attributo di un carattere rinascimentale, quale si converrebbe ai vari prodotti dei Della Robbia.

Donatello, a cura di Francesco Caglioti, Firenze, Palazzo Strozzi e Bargello, fino al 31 luglio, cat, Marsilio.

 

 

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