Arte

Il lastricato keggero di Ciangottini

Al solito dobbiamo alla solerzia di Sandro Malossini l’aver dedicato nello spazio posto sotto il suo controllo presso il Consiglio della Regione Emilia Romagna un giusto ricordo di Giovanni Ciangottini (1912-1998). La Bologna Anni Trenta, se si eccettua l’alta lezione morandiana, non era stata un granché, con pittori come Corazza, Mascellani, Bertocchi e altri che navigavano in un onesto naturalismo, magari con qualche increspatura espressionista, Uniche eccezioni, Carlo Corsi, con quella sua fastosa aria da belle époque con relativa accensione cromatica. E c’era pure, notevole per spirito naif, un gesuita di cui non ricordo il nome. Poi, era arrivato un certo sentore di una stagione posteriore, sbloccata dalla liberazione, intonata a un qualche grado di postcubismo. Come era apparso in una mostra denominata Alleanza per la cultura, con la presenza di Ilario Rossi, capace di inserire una ossatura geometrica nella morbidezza di vedute del nostro paesaggio. E c’era pure Aldo Borgonzoni, anche lui abbastanza scheletrico, prima di abbandonarsi a un neorealismo molto domestico. E un Pompilio Mandelli, che però, per sua fortuna, di lì a poco avrebbe avvertito la chiamata quasi mistica di Momi Arcangeli, navigando verso l’Informale. Infine, c’era pure il nostro Ciangottini, capace di stendere piatte superfici cromatiche, appoggiate sulla tela, a fare pavimento, ma con leggerezza. Il tutto forse già sotto la pressione di una sua incipiente calata di vista che poco alla volta lo avrebbe ridotto quasi alla cecità, e ad assumere una veste di saggezza, colma di sapere sui trascorsi della nostra città, insediato nella sua galleria, “Il Cancello”, nel cuore del centro storico, dove io, allora giovanissimo, gli facevo visita come all’antro della sibilla per ricavarne pensose notizie sul passato e presente, accolto, quasi accarezzato, da quei vasti cocci di un intenso naufragio, sventolati all’aria quasi come una bandiera multicolore, o come un sistema di avvisi ai naviganti. Ne mantengo un ricordo vivissimo, e mi pento di non avergli dedicato finora un meritato ricordo, Non avevo però dimenticato di assegnarli il posto meritato, accanto ai compagni di viaggio, nella mostra a Palazzo Fava. Bologna dopo Morandi, avvisando che tra loro il solo Minguzzi era uscito dal nostro ristretto perimetro per andare a Milano, e Mandelli doveva essere trasferito d’ufficio tra gli Ultimi naturalisti acrangeliani.

Giovanni Ciangottini, Paesaggi e le Fantasie di Paese, a cura di Sandro Malossini, fino al 20 febbraio.

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