Di Marco Balzano avevo apprezzato il romanzo Resto qui, 2028, Einaudi, con la brillante idea di andare a frugare nell’alto Adige, ma dalla parte della comunità di lingua tedesca, oppressa dall’Italia fascista, con una figlia di famiglia che per questa ragione opta per la Germania nazista ma scompare nel nulla. E il protagonista “resta qui” sottoposto a varie incertezze, Mi era piaciuto meno un romanzo successivo, Quando tornerò, caduto in una trama ovvia della fuga dai Paesi dell’Ex-Jugoslavia, andata e riorno, con una madre che non sa da che parte stare, insegue i figli emigrati nel nostro Nord, ma caduti in varie trappole. Incidenti, malattie, droga. Una storia dai connotati risaputi, già ricalcati da altre vicende. Ora forse con Cafè Royal ci dà il suo meglio in quanto rinuncia a una trama lineare e continua per spezzettare il racconto in tanti episodi, quasi novelle autonome. Magari quel Café Royal che dovrebbe funzionare da collante non lo fa in misura sufficiente, io sono abbastanza conoscitore di Milano ma non mi pare che vi sia un locale così caratteristico e fatale, portatore inoltre di un nome più adatto alla belle époque parigina. Ma le varie storie, slegate tra loto, offrono un buon campionario della vita in termini attuali, coi problemi ben noti, rapporti difficili tra padri e figli, tra i sessi, tra le ricerche di lavoro e di affermazione di sé in qualche misura, E poi, ovviamente, fitta frequentazione della città, coi suoi richiami di ogni genere, di moda, di cibo, di divertimento, o di disagio, di fatica a sbarcare il lunario. In definitiva, è proprio la materia che si presenta in tante narrazioni appartenenti al main stream, ma questa decisione di spezzettarle, di renderle autonome tra loro, le rende più sopportabili, più forti e impressive.
Marco Balzano, Caf