Arte

Bosch, anticipatore del Manierismo

Martedì scorso 21 febbraio ho beneficiato di un pass gentilmente offertomi dai responsabili per visitare nel Palazzo Reale di Milano la mostra sui Hyeronimus Bosch. Purtroppo si faceva molta fatica ad ammirare i pochi dipinti esposti, dato che accanto ad essi sostavano ingenti gruppi di visitatori, e a lungo, in quanto intenti a sorbettarsi le dotte spiegazioni di qualche guida fin troppo informata, E si era anche costretti controvoglia rubarne le parole. Forse si dovrebbero fissare delle fasce orarie per queste squadre di visitatori, o forse magari queste esistono già, ed è stata mia imprudenza venire a visitare l’esposizione in una di queste ore proibite a uno spettatore comune, Ma entriamo in merito, cominciando a lodare solo in parte il titolo, dove Bosch è presentato come esponente di un “altro Rinascimento”. Io sarei per cancellare del tutto l’abusato termine di Rinascimento, che infatti non compare per nulla del maggiore interprete dell’ arte italiana ed europea di quei tempi, il nostro Vasari. Magari si può azzardare il termine di Rinascimento per la scultura e l’architettura, di cui dall’epoca greco-romana ci sono giunti splendidi lasciti, ma non per la pittura, di cui abbiamo solo scarsi frammenti, e ben lontani dalla scienza prospettica stabilita da Leon Battista Alberti, a nome dei nostri artisti e in stretta congiunzione con i colleghi delle Fiandre, gli uni e gli altri abili nell’aprire vaste aree di vuoto attorno alle figure, facendole risaltare con profili incisivi. A dire il vero Bosch era un olandese o un tedesco, e dunque questa sua alterità senza dubbio gli si addice, anche nel nome di un “tutto pieno” che ne è la caratteristica principale, Nei suoi dipinti figure e oggetti di affastellano, si incastrano gli uni negli altri, o ne escono come da cornucopie senza fondo, il che spiega anche le lunghe digressioni delle volonterose guide che devono illustrare i mille significati secondi di quei misteriosi corpi presenti nelle opere del nostro, che poi troverà un degno continuatore in Brueghel il Vecchio, con tutta la sequela dei suoi eredi, in cui però già si aprono delle distese in piano a far respirare tanta concentrazione. Da Bosch si procede pari pari verso gli “studioli” che saranno cari alla cultura del Manierismo, e che anche oggi tanti cultori ammirati trovano tra certi miei colleghi desiderosi di fare sfoggio di scienza, o meglio, di contro-scienza, come giungerà a dire Galileo Galilei, vero profeta di nuova scienza che condannerà senza appello quegli accumuli di cimeli disparati, eterocliti, discordi tra di loro. A cercare tra i nostri artisti, viene buono il caso dell’Arcimboldo, giustamente posto in mostra, che proprio alla corte del re di Boemia, massimo assertore di un gusto del genere, seguirà le orme di Bosch con i suoi assemblaggi risultanti dall’accumulo ingegnoso di tanti elementi tra loro discordi. Il bello è che proprio questa modalità dell’accumulo ci può predisporre a una seconda visita da compere al Palazzo Reale, nella persona di Max Ernst, come vado a compiere di seguito a questa breve nota, non dimenticando di menzionare con tutto il merito che gli compete lo storico dell’arte Bernard Aikema, perfetto commutatore dei valori dell’arte olandese con quelli del nostro Paese, e dunque degno in primis di curare questo omaggio dedicato a Bosch.

Bosch e un altro Rinascimento, a cura di B. Aikema e F. . Cremades fino al 12 marzo. Catalogo

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