Letteratura

Carlo D’Amicis, narratore di razza

Carlo D’Amicis è un poderoso narratore che ha steso dietro di sé una lunga scia di romanzi, di cui credo di aver dato notizia di volta in volta con recensioni positive in varie sedi. Un culmine è stato costituito dal Gioco, del  2018, andato molto vicino a riportare lo Strega di quell’anno, se non fosse stato degradato per la carica sessuale insita in quell’opera, tanto da farla dichiarare, quasi per riprendere un titolo della Santacroce, vietato ai minori, ma forse anche ai maggiori, di anni diciotto, Infatti vi venivano messi in gioco i tre ruoli fondamentale dell’erotismo, il Super-maschio, la femmina pronta a concedersi a chiunque, e infine l’omosessuale convinto e perverso, ma era appunto un “gioco” degli equivoci e della reversibilità dei ruosli. Ora giunge La regola delbonsai, che, uscita un po’ prima, avrebbe potuto ambire a sua volta a concorrere allo Strega. Credo comunque che prima o poi un’onorificenza del genere debba arridere al nostro D’Amicis. Naturalmente, come avviene in ogni scrittore di razza, c’è nella sua produzione un riscontro e ritorno di temi, non però a specchio immediato. E così, in quest’ultimo prodotto, a mio parere non si trova alcuna traccia del Gioco, il sesso ne è quasi bandito, mentre riappare, se non sbaglio, qualche tratto di un romanzo precedente, La battuta perfetta, del 2010, però con le debite varianti, che indicano anche il raggiungimento di una maggiore potenza. In quell’opera il diavolo, ma con volto benefico e perfino allettante, era rappresentato da Berlusconi, di cui era interamente succube un capofamiglia, detto Filo Spinato per il suo rigore, però con un figlio, Canio, che voleva uscir fuori da quel culto, fino a rinunciare alle posizioni vantaggiose che ne potevano seguire e a preferire di vivere come un barbone, ai margini della società. Vediamo quale corrispondenza ci sia tra questi dati e il nuovo prodotto appena uscito, Al posto di Berlusconi ora c’è un vero diavolo, niente meno che Hitler, che con l’amante Eva avrebbe fatto una figlia, Klara, data in affido alla sorella del Fürer, il che causa in lei una condotta ribelle, proprio come la First Lady del Gioco. Al punto che non si sa bene se il figlio che le nasce, Werner, venga dalla persona che lei ha sposato, Rudolf, o da qualche amante di passaggio.  Ma Klara scompare presto dalla scena, mentre vi domina il genitore presunto, Rudolf, che in qualche modo diventa il numero uno della vicenda, ovvero l’erede di Filo Spinato,  colui che pretende che tutto fili diritto, fino a trasformare gli essere umani in creature ninori, come succede nel regno vegetale nel caso dei bonsai. E dunque Rudolf vorrebbe fare un bonsai anche del figlio Werner, ma questi imbraccia proprio quella condotta libera e disordinata di quel suo lontano emulo del romanzo precedente, non vuole sentirsi ricordare la discendenza da Hitler, respingendo il culto che gli ultimi Nazisti vorrebbero rivolgergli, ma in forme crudeli, fino a sottrargli gocce di sangue nella speranza che, iniettate nei loro corpi, li rendano immortali. Ovviamente Werner vuole sottrarsi a simili riti infausti e dannosi, così come in genere rifiuta il rigido controllo paterno volto a fare di lui un bonsai. Del resto, non è detto per nulla che Rudolf sia davvero il padre biologico di questo giovane indisciplinato e ribelle, le cui avventure disordinate e sconclusionate riempiono per gran parte la vicenda, trascinandolo a vivere nei modi più degradati, sia nell’alimentazione sia nei giacigli occasionali che di volta in volta riesce a procurarsi. Insomma, la storia si divide in due filoni, in lontananza brilla il fascino satanico di Hitler e del Nazismo, da vicino ci sono le vicende di un  personaggio decaduto che vive di ripieghi,  rifiutando chi lo vorrebbe aiutare, ma a scopo di sfruttamento, magari del suo sangue, e invece stringendo vincoli di simpatia umana con personaggi modesti e di strada come lui, tra i quali spicca la ragazza Anna, con vicende esilaranti  nei modi in cui questa strana coppia cerca di procurarsi il cibo o un letto  per dormire, e beninteso è  pure in atto la ricerca del padre biologico, con risoluto rifiuto del padre putativo e della sua preversa genia. Così trascorre l’intera storia, tra lontani sprazzi di grandi eventi storici e invece una realtà bassa, di misera ma nello stesso tempo autentica, remunerativa esistenza quotidiana.

Carlo D’Amicis, La regola del  bonsai, Mondadori, pp. 286, euro 19,50.

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