Letteratura

Cassar Salvi, romanzo inerte e statico

Non so per quale miracolo il romanzo di Cristina Cassar Scalia, La banda dei carusi, sia in testa nella graduatoria dei più letti, io l’ho trovato di una monotonia e staticità quasi esasperanti. V’è all’inizio un delitto doppio, la vittima risulta lacerata da due forconi, uno agitato con nano debole, forse femminile, l’altro con più energia, da mano maschile, E per il resto della vicenda rimaniamo fermi davanti a questo dubbio, anche se Vanina Guarrasini, candidata alle indagini, è abbastanza simpatica, per i suoi modi semòlici e modesti di vivere, dando larga accondiscendenza ai colleghi e sottoposti, e ovviamente avendo le solite diatribe coi superiori. Ma l’indagine, rivolta soprattutto come dice il titolo alla banda dei carusi, coetanei della vittima, non fa emergere nulla di rilevante, alla fine ci troviamo ancora davanti allo stesso delitto, senza neppure che ci venga fornita una chiara delucidazione. Forse i colpevoli sono due, una donna tradita, che ha colpito la vittima con mano leggera, e invece uno dei carusi che la vittima invano aveva tentato di riportare sul retto cammino. Ma non sono affatto sicuro di questa mia salomonica interpretazione, resta un libro da liquidare al più presto senza meriti particolari.

Cristina Cassar Scalia, La banda dei carusi, Einaudi stile libero, pp.2

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