Letteratura

De Giovanni, fiori, male o bene odoranti?

Come tutti, sono un buon consumatore dell’ondata di gialli o polizieschi da cui attualmente siamo i invasi, sia nel cartaceo sia sugli schermi televisivi, un fenomeno da valutare più con parametri di sociologia che di critica letteraria, basta riconoscere che non si tratta certo di invasioni inusuali, qualcosa del genere, e forse in proporzioni perfino maggiori, è avvenuto in altre epoche, si pensi all’infinita epopea dei poemi cavallereschi in pieno medioevo, o dei “misteri di Parigi” nell’Ottocento francese, con qualche grande autore che sapeva anche trarne frutti brillanti, si pensi ai casi di Balzac e di Hugo. Naturalmente allora non esisteva la variante cine-televisiva, ma i feuilletons a stampa sopperivano largamente. Di fronte a questa pandemia, l’unica è tentare di salvare il salvabile, io ho già espresso pareri positivi su Maurizio De Giovanni, se almeno si presenta con la squadra dei Bastardi di Pizzofalcone, e non affidando le indagini al commissario Ricciardi, Nel caso di quest’ultimo ho bocciato severamente “Il purgatorio dell’angelo”, per palese reato di inverosimiglianza. Invece sulla serie dei Bastardi mi sono espresso positivamente a favore di “Pane”, e sono stato pure uno spettatore fedele della trasposizione televisiva, chiedendomi perché mai sia stata bloccata. E’ un caso curioso che mentre all’estero continuano a snocciolare senza sosta le puntate dei vari Barnaby o Profiling o Gently e simili, noi invece ci areniamo dopo qualche pur felice prestazione. I nostri attori sono così volubili, o distratti da altri impegni? Si noti che questa nostra intermittenza ha colpito pure la serie di maggior successo, quella inspirata al Commissario Montalbano. Ne erano sati annunciati nuovi episodi, ma ora tutto tace, forse per baruffe nate nella famiglia orbata della presenza del padre padrone Camilleri. Ma tornando a De Giovanni, ecco un valido “Fiori”, per carità, non vi è alcuno, o ben scarso valore letterario, si sa che i gialli dopo un’avida lettura si buttano nel cestino, o si donano ad amici, però l’insieme è gradevole e ben combinato, perfino nei vari accoppiamenti sentimentali, che in genere sono il versante sbagliato in tanti gialli, ma qui sono sopportabili, forse in ragione della loro stessa varietà. Ma la vicenda è ben congegnata, con un finale che riesce davvero a sorprendere, a giungere inaspettato. Naturalmente non starò certo a rivelarlo, mi limiterò a osservare che in definitiva i conti tornano, che la ferocia con cui viene ucciso un bravo venditore di fiori, anima buona del quartiere napoletano in cui è ambientata la vicenda, trova davvero una corretta e accettabile giustificazione, dopo aver scaricato le piste incongrue che porterebbero al solito delitto di camorra o a questioni di debiti con relativi usurai. E in definitiva la matassa è affidata davvero ai fiori che fregiano il titolo della storia, è attraverso di essi che si snodano i terminali di una vicenda nutrita di tanto amore e per riscontro di tanto odio, fino alla ferocia a prima vista incomprensibile dell’assassino che si è accanito sulla sua vittima smembrandone il corpo.
Maurizio De Giovanni, Fiori, Einaudi stile libero, pp. 262, euro 18,50.

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