Attualità

Dom.-16-7-17 (Avanti)

Naturalmente il fatto del giorno è l’uscita del libro di Matteo Renzi, “Avanti”, in cui il leader ha ricapitolato e fornito chiare delucidazioni su tutti gli atti compiuti nei pochi anni del suo esercizio del potere. Chi mai avesse seguito le mie opinioni domenicali, sa bene che mi sono sempre associato con convinzione a tutte le decisioni e relative motivazioni attraverso cui egli è passato, inutile quindi che in questo caso io ripeta o riassuma. Vorrei solo insistere su due punti, IL primo di questi risulta del tutto a suo favore. Quando ci furono le primarie benevolmente consentite da Bersani, allora segretario del Pd, che si sentiva in una botte di ferro e che avrebbe anche potuto fare a meno di bandirle, in quanto lo statuto del partito lo indicava come naturale aspirante alla presidenza del consiglio, ci fu la sconfitta di Renzi, allora appena agli inizi della sua prodigiosa discesa in campo. Ma egli si guardò bene dall’andarsene dal partito sbattendo la porta, accettò il verdetto, attese pazientemente che si ripresentasse l’occasione di riprovarci. E’ un atto di accettazione delle regole democratiche di cui viceversa tutti i personaggi in seguito mandati da lui all’opposizione si sono dimostrati del tutto incapaci, dandosi a tramare contro di lui, a opporsi, a rompergli le uova nel paniere, il giorno dopo l’avvenuta sconfitta. La ragione per cui Bersani e compagni alla fine se ne sono andati è dovuta a questo stesso rifiuto della regola democratica, per il fatto di aver ben compreso che al momento non erano in grado di batterlo in campo aperto e di riconquistare, alle primarie, il controllo del partito. Non vorrei che anche Orlando ed Emiliano ora si mettessero sulla stessa strada, non accettando anch’essi il chiaro responso uscito dalle recenti primarie. Da qui vorrei anche partire per un confronto col caso Macron, che i soliti anti-renziani di casa nostra pretendono di contrapporre al nostro leader. Renzi non ha per nulla distrutto il Pd, che è rimasto forte come prima, solo indebolito della frazione scissionista. E non si dica che la loro uscita è stata causata dalla trasformazione del Pd a guida renziana in un partito di centro, e non più di sinistra, Purtroppo nel nostro Paese resiste la convinzione, alimentata da tanti intellettuali, protagonisti degli inutili talk show, che solo il postcomunismo è sinistra, la variante socialdemocratica è un falso, un’ipotesi vuota e inesistente. La verità sta nel contrario, è proprio il postcomunismo a vedersi ridotto ai minimi termini, in tutta Europa, Questi impenitenti orfani di una sinistra “dura e pura” di recente si sono attaccati al discutibile successo di Corbyn nelle elezioni inglesi, ma nulla è cambiato, Corbyn non ha certo concretato la sua peraltro infondata pretesa di essere chiamato a governare. Quanto a Macron, il suo trionfo è passato attraverso la demolizione dei partiti tradizionali, sulle rovine del Partito socialista francese, inaugurando un’operazione dai connotati molto ambigui e sconcertanti, temo che i Francesi presto dovranno pentirsi delle cambiali in bianco che gli hanno rilasciato. Invece dietro a Renzi c’è un partito che contende ai pentastellati il primato nei sondaggi, e dunque non c’è il vuoto, come pretende la schiera dei gufi e dei profeti di sventura a lui ostili.
Sempre a scorrere le pagine di “Avanti”, si sente però la mancanza di un capitolo. Fortunatamente il discorso che vi si svolge non è a conforto delle sconfitte passate, ma tutto proteso a delineare un’Italia “in marcia”, attraverso vie più corrette di quelle pericolose imboccate dal monarca francese. Ma allora, il discorso sulla legge elettorale diventa fondamentale, mentre Renzi se ne ritrae con tedio. E’ legittimo il suo desiderio di ritornare a capo del governo, ma sa bene che questo dipenderà dall’esito delle prossime elezioni. Come spera di uscirne? Con un successo sul tipo delle famose elezioni europee, raggiungendo cioè una soglia elevata? Magari non il 40% di quella fortunata occasione, ma almeno un 35%. Del resto Renzi non ha mai fatto mistero della sua speranza di portare a casa proprio quel 40% che al referendum gli è stato favorevole. Ma allora, ci vorrebbe un premio maggioritario, nella legge elettorale, sfidando il rischio che esso possa invece andare al centro-destra unito o ai Cinque stelle? O bisogna salvaguardare Alfano ed eventuali suoi associati nella speranza di superare un 5%? Idem si dica per un fronte di sinistra coagulato attorno a Pisapia? C’è poco da fare, se vogliamo sperare che l’Italia vada “avanti”, non vedo chi meglio di un Renzi di nuovo premier potrebbe farci sperare in questa possibilità.

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