Attualità

Dom. 18-2-18 (ancora il ballottaggio)

Le previsioni sul voto del 4 marzo non lasciano sperare nulla di buono. Anche ammesso che nel segreto dell’urna la sinistra si ricompatti e che molti di LEU votino alla fine per il PD, ciò consentirebbe di raggranellare un 30%, poco per fare da soli un governo. Antonio Polito ha mandato proprio ieri, dalle colonne del “Corriere”, un messaggio, non si sa se incoraggiante o scoraggiante. Ricordando il trasformismo, vecchio fantasma e incubo della vita parlamentare italiana, ha osservato che di sicuro, pur di mandare avanti la legislatura e non interromperla subito, con perdita di emolumenti e altri benefici, molti deputati saranno pronti a fare il salto della quaglia, andando a ingrossare i numeri che rendano possibile il fare un governo. Ma ne viene una prospettiva di assai basso profilo, del resto del tutto simile a quella da cui usciamo, costretta al “patto del Nazzareno”, sottoposto ai capricci di Berlusconi, e salvato proprio quando Alfano e compagni hanno saltato il fosso, ma molti di loro sono poi stati pronti a ritornare dall’altra parte, in un andirivieni perfino grottesco. Che fare? Credo che si debba costituire un movimento di opinione pubblica per rilanciare l’ipotesi del ballottaggio, l’unica formula che in quasi tutti i Paesi d’Europa potrebbe scongiurare il male del tri- o quadri-partitismo ormai imperante. Se ne salva solo la Francia, per la lontana saggezza di De Gaulle che in una riforma costituzionale aveva proprio imposto l’elezione a ballottaggio del presidente della repubblica, e il ballottaggio in definitiva regola la vita politica degli USA, sia dentro i due partiti, sia nel loro scontro, con tutti i mali che da questa formula senza dubbio possono venir fuori, ma superiori ai difetti di governi deboli per il troppo rispetto delle forze in campo. Si sa che da noi c’è stato il parere avverso a questa soluzione pervenuto dalla Consulta, ma chi dice che non si possa ritornare alla carica? In definitiva, proprio il ballottaggio regola le elezioni dei sindaci, e tutti riconoscono che a livello di Comuni questa formula regge benissimo, e anzi è stato lanciato lo slogan che il presidente del consiglio dovrebbe essere equiparato a una specie di sindaco d’Italia. Qualcosa vorrà pur dire che appunto in Francia e in USA il ricorso a questa soluzione risulti dominante. Del resto, proprio il largo movimento d’opinione qui proposto dovrebbe mirare a stabilire nei Paesi dell’ UE una medesima legge elettorale, così come dovremmo unificare i tre pilastri della vita pubblica, i sistemi pensionistico, assistenziale e scolastico, Si doveva partire da lì, prima di arrivare all’unità monetaria, ma se si manifestasse una forte volontà popolare, ci si potrebbe ancora muovere in questa direzione.

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