Attualità

Dom, 20-2-22 (referendum)

Incredibile, l’Italia non è un Paese laico e di piena sovranità, ma resta, come nei secoli passati, un’appendice della Chiesa cattolica. A dirigere la corte costituzionale, che ha negato il diritto all’eutanasia e il ricorso alla cannabis per scopi terapeutici non c’era l’ambiguo Amato, uomo sfuggente, buono per tutte le stagioni, ma, in apparenza, lo stesso Papa Francesco. Certo è che la negazione del diritto di pronunciarsi su quei due punti corrisponde in pieno all’insegnamento del cattolicesimo, che non vuole sentir parlare di una abbreviazione volontaria della vita e del ricorso a stupefacenti, anche se domestici e in dosi innocue. Non per nulla le destre hanno applaudito a quelle due bocciature, e del resto anche le sinistre hanno protestato con toni moderati e reticenti. Ho pure notato che i nostri talk show, di solito queruli e pronti a discutere per ore su ogni provvedimento preso da qualche autorità, in questo caso se la sono cavata per brevi cenni, quasi timorosi di incorrere nella censura di qualche Inquisizione di nuovo tipo, non si sa mai. Ridicole, inconsistenti le motivazioni al diniego fornite dallo stesso Amato. Diciamolo pure, scampato pericolo se si pensa che solo qualche giorno fa c’era stato chi aveva preteso di proporre una simile nullità, titubanza fatta persona, a candidato alla presidenza dello stato. Non mi pronuncio sui quattro referendum relativi a questioni della giustizia in cui non ho un giudizio sicuro, mi limito a considerare che, proprio nel rispetto del carattere reazionario di queste pronunce, l’unico referendum negato è quello circa una responsabilità dei giudici in caso di loro errori. Un po’ di spirito di corpo è la pennellata giusta per confermare il carattere bigotto e retrivo con cui ha proceduto la corte di Amato e compagni. Del resto, dichiaro già oggi che per protesta contro quelle due ricusazioni non andrò a votare ai referendum.

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