Attualità

Dom. 7-6-23 (pace in Ucraina)

Ritorno su temi già trattati, ma è la realtà più cogente che ce li rimette sempre tra i piedi. Come giungere a porre fine alla guerra di Crimea? Insisto sul diritto-dovere dell’Europa di intervenire, e tra i nostri leader al momento il più autorevole e qualificato, malgrado tutto, resta Macron, cinto d’assedio dalla protesta dei suoi concittadini per il suo intento di alzare l’età pensionabile. Cosa che mi sembra giusta, per rispetto a quanto è in vigore altrove. Anzi, l’unità europea dovrebbe proprio prendere inizio da ciò, stabilire quanto meno una forbice cui attenersi nello stabilire l’età del pensionamento. Come poter andare a un negoziato di pace? Prima di tutto, si dovrebbe consigliare, o meglio imporre a Zelensky di non portare l’offensiva fuori del proprio territorio. Non si sa chi abbia attentato a Putin, ma se il drone contro il Cremlino fosse partito dall’’Ucraina, la cosa sarebbe riprovevole e da non consigliarne una replica. Così pure bisogna convincere Zelensky a lasciar perdere la Crimea, siamo a abituati, fin dalle grandi pagine di Tolstoj sull’assedio di Sebastopoli, a considerarla terra russa. Invece è giusto che egli non voglia cedere all’aggressore il Dombass e i territori dell’Est. Se vi rinunciasse, si raggiungerebbe in un momento la pace, ma, ripeto, è giusto che l’Ucraina non voglia cedere a priori quei suoi territori. Ho suggerito, inutile pretesa questa mia, di ricorrere a due compromessi. Rinunciare alle sanzioni imposte Russia, come cheap per farla sedere a un tavolo di trattativa, e trovare un compromesso per i territori contesi, concedendo ai loro abitanti il diritto di parlare russo, e anche, se credono, di essere portatori di un doppoio passaporto, ucrainoi e russo, esteso perfino alle targhe automobilistiche. A queste condizioni, credo, l’incontro si potrebbe fare, trattato direttamente da noi europei attraverso Macron, lasciando perdere Erdogan, a quanto pare in crisi personale e politica, e anche lo stanco Biden, che avrà già molto da fare a imporre negli USA una sua seconda candidatura.

Ritorno su temi già trattati, ma è la realtà più cogente che ce li rimette sempre tra i piedi. Come giungere a porre fine alla guerra di Crimea? Insisto sul diritto-dovere dell’Europa di intervenire, e tra i nostri leader al momento il più autorevole e qualificato, malgrado tutto, resta Macron, cinto d’assedio dalla protesta dei suoi concittadini per il suo intento di alzare l’età pensionabile. Cosa che mi sembra giusta, per rispetto a quanto è in vigore altrove. Anzi, l’unità europea dovrebbe proprio prendere inizio da ciò, stabilire quanto meno una forbice cui attenersi nello stabilire l’età del pensionamento. Come poter andare a un negoziato di pace? Prima di tutto, si dovrebbe consigliare, o meglio imporre a Zelensky di non portare l’offensiva fuori del proprio territorio. Non si sa chi abbia attentato a Putin, ma se il drone contro il Cremlino fosse partito dall’’Ucraina, la cosa sarebbe riprovevole e da non consigliarne una replica. Così pure bisogna convincere Zelensky a lasciar perdere la Crimea, siamo a abituati, fin dalle grandi pagine di Tolstoj sull’assedio di Sebastopoli, a considerarla terra russa. Invece è giusto che egli non voglia cedere all’aggressore il Dombass e i territori dell’Est. Se vi rinunciasse, si raggiungerebbe in un momento la pace, ma, ripeto, è giusto che l’Ucraina non voglia cedere a priori quei suoi territori. Ho suggerito, inutile pretesa questa mia, di ricorrere a due compromessi. Rinunciare alle sanzioni imposte Russia, come cheap per farla sedere a un tavolo di trattativa, e trovare un compromesso per i territori contesi, concedendo ai loro abitanti il diritto di parlare russo, e anche, se credono, di essere portatori di un doppoio passaporto, ucrainoi e russo, esteso perfino alle targhe automobilistiche. A queste condizioni, credo, l’incontro si potrebbe fare, trattato direttamente da noi europei attraverso Macron, lasciando perdere Erdogan, a quanto pare in crisi personale e politica, e anche lo stanco Biden, che avrà già molto da fare a imporre negli USA una sua seconda candidatura.

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