Attualità

Domenicale 29-11-15

La affannosa carica dei nostri innumerevoli giornalisti del giorno dopo, sempre pronti a intervenire, a spaccare ogni capello in una miriade di pezzi, a patto che qualcuno abbia aperto i giochi e che dunque non si rischi nulla a fare la panna montata, è riuscita a stendere un ipocrita silenzio su due cambi della guardia alla testa di importanti organi di stampa. Ciò si era già verificato quando Padellaro, fondatore e direttore del “Fatto quotidiano”, era stato d’improvviso sbalzato dal vertice a cura del maestro di sottigliezze e insinuazioni Travaglio. Che cosa significava quel cambio della guardia? Silenzio assoluto, almeno per chi come me appartiene alla platea dei poveri lettori ignari di quanto avviene nelle, segrete stanze. Ma un altro cambio al vertice ben più importante è avvenuto in questi giorni, dato che ha interessato il primo o secondo (col variare delle stime) tra i nostri quotidiani, “La Repubblica”, dove Ezio Mauro è stato sostituito da Mario Calabresi. Che cosa si cela dietro un simile mutamento? Anche in questo caso, silenzio assoluto, tranne che in un articolo apparso su “Libero”a firma di Nino Sunseri, che mi pare dica chiaro e tondo la verità, riferendoci di un Eugenio Scalfari pazzo di rabbia, che al compiersi della sostituzione cesserà di ammanirci il suo domenicale, ben più autorevole di questo mio, ma certo più faticoso e sfibrante, con una “lenzuolata” di riflessioni a tutto campo, tali da contravvenire le regole elementari del giornalismo, che consigliano una certa sinteticità di interventi, E dunque, mi pare che in un tale cambiamento ci sia la risposta implicita a un interrogativo che, nella mia totale innocenza o insipienza, mi sono posto da qualche tempo, che succede al blocco “Repubblica”-“Espresso”, col fuoco di fila incessante contro Renzi? Che ne dice il proprietario De Benedetti, che almeno a parole si dichiara pro-renziano? Sarebbe finalmente la risposta, no, lui non è d’accordo, e dunque ha proceduto a silurare il duo Scalfari-Mauro, mettendo al loro posto un più accomodante, nei confronti di Renzi, Calabresi, operazione di cui personalmente mi rallegro, tirando un sospiro di sollievo al pensiero che nelle prossime domeniche non avrò più da sorbirmi le pesanti allocuzioni “erga omnes” impartite da un trionfante Scalfari, costretto invece anche lui a conoscere le vie dell’esilio. A quando analoghi provvedimenti anche all’”Espresso”?
Posso invece far scivolare un nuovo foglio nel dossier apprestato a favore di Renzi, che mi sembra aver tenuto una perfetta linea di navigazione nel bailamme relativo all’”armiamoci e partite” dichiarate in questi giorni dall’intero mondo occidentale nei confronti dell’Isis. In particolare, mi sembra centrata ed efficace l’esortazione di Renzi affinché in primo luogo ci si prenda cura delle periferie. Questo è il “memento”, il battersi il petto cui dovrebbero essere ricondotti Hollande e l’intera nazione francese, convincendosi che il loro nemico viene dalle banlieux che nel corso di decenni hanno condannato a essere luoghi di segregazione e discriminazione, tanto da indurre giovani membri cresciuti nel mezzo delle sofferenze inflitte a genitori, fratelli, sorelle, a prendere la decisione di insorgere, di meditare la vendetta, fino al punto di mettere in gioco a loro stessa pelle, cosa che si fa solo se si è giunti al colmo delle sofferenze e delle offese. Lo stesso si dica di una Bruxelles dove, per loro stessa ammissione, da tempo le forze di polizia non osano mettere piede in certi quartieri. Quelle zone abbandonate da Dio e dagli uomini sono la vera e propria Isis interna, cui quella ufficiale fa semmai da lontana sponda, ma giocando sul risentimento spontaneo degli “umiliati e offesi” per colpe nostre, e a queste dunque occorre porre rimedio senza indugio. Noi abbiamo la fortuna di avere delle periferie meno gravate di questi torti pregressi, ma ciò non toglie che dobbiamo farcene carico al più presto e nei modi più opportuni.
Infine, un foglio anche nel dossier relativo alle operazioni innescate da papa Francesco, con la consolazione che appunto dal prossimo gennaio non risuoneranno più i predicozzi di Scalfari volti a farlo “santo subito”. Ho detto più volte di quanto sbagliata sia stata la sua decisione di indire un giubileo con attrazione di milioni di credenti su Roma. Quanto invece è meglio che lui vada a predicare alle folle nei paesi africani, tenendo cioè la peste lontano dalle nostre contrade, e invece aprestando come dei confortanti e utili lazzaretti in loco.

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