Arte

I fuochi d’artificio di Boldini

Le collezioni comunali di Ferrara hanno due assi nella manica da giocare, corrispondenti alle opere di loro due grandi concittadini, Giovanni Boldini e Gaetano Previati, mentre si sono lasciate scappare un terzo loro grande, Filippo De Pisis, e pure un ospite d’eccezione quale per qualche tempo era stato il De Chirico creatore della Metafisica. Ma anche tornando ai due fortunatamente presenti tra i beni della città, è stato senza dubbio un merito avere creduto in loro anche in momenti in cui la loro fama era a rischio. Questo in particolar modo era vero nel caso di Boldini, che godeva di scarsa fortuna quando i Ferraresi decisero di acquistare dalla vedova dell’artista un buon numero di dipinti e disegni. Il rilancio di questo pittore, ora pienamente avvenuto, lo si deve in buona misura, lo posso dire con una punta d’orgoglio, a mia moglie Alessandra Borgogelli, che sul finire del secolo scorso gli ha dedicato una monografia presso Franco Maria Ricci e due mostre epocali alla Permanente di Milano e addirittura al Marmottan di Parigi. Ora il Palazzo dei Diamanti coglie i frutti di quel rilancio, inalberando il tema della moda, che certo fu per Boldini un grande motivo di ispirazione, ma pur di saperlo vedere nel modo giusto. Infatti nulla è più triste del vedere le toilettes del tempo, assiepate in teche dove se ne stanno scialbe, ingiallite, quasi come una raccolta di ossi di seppie, e senza dubbio è vero che l’artista è partito da lì, ma i dipinti, al confronto, sono scoppiettanti, pieni di slancio, di esuberanza, ovvero Boldini ha davvero applicato alle vesti dei “fuochi d’artificio”, come suona il titolo di un dipinto in mostra. Paradossalmente gli è giovato quello che poteva sembrare un peso morto irriducibile, il fatto di essere giunto alla Ville Lumière ma per svolgervi, presso Goupil, una fase di revivalismo di grazie rococò, consistenti fra l’altro in certi divanetti leziosi, con esili, fragili schienali, che del resto si accompagnavano ai bastoni da passeggio dei ritratti maschili, Ma l’artista da quegli elementi di mobilio, già per parte loro scattanti, snelli, pronti a invadere lo spazio, traeva forza, appoggio per innalzare in verticale le sue dame, sfruttando appunto le toilettes come dei razzi, come dei missili a vari stadi, pronte ad attorcersi, quasi a ruotare su se stesse, a imprimere ai corpi uno slancio, capace di premere addirittura sulla conformazione ossea, sulle scatole craniche, come se le signore distinte si mutassero in levrieri con le teste affusolate, o in destrieri felicemente zampettanti nello spazio. Il tutto anche appoggiato a un felice abbinamento cromatico, fatto di bianchi abbaglianti favorevoli al mulinare dei veli in una danza sfrenata, ma anche di rossi e blu quasi fosforescenti, come se Boldini avesse già avuto un presentimento dell’arrivo dei materiali tessili di sintesi, e dunque avesse “incellofanato” le sue figure muliebri, proprio come splendenti bouquet di fiori. Inutile qui stare a passare in rassegna i risultati, che in genere sono superbi, pieni di energia. Nel che sta anche la differenza tra il Nostro e gli altri ritrattisti, seppure anch’essi di grande livello, che la mostra gli pone a fianco, i Degas, Manet, su su fino a Sargent, ma niente da fare, i loro esiti sono irrimediabilmente fermi, statici, anche se di solida conformazione Nessuno di loro sa dare scatto, tensione quasi elettrica alle proprie figure, facendone come dei parafulmini, pronti a ricevere e ad essere illuminati dalla scossa in arrivo.
Si aggiunga che questo capitolo di Boldini e la moda è solo una metà del suo catalogo. Proprio la Borgogelli ha scoperto alcune frasi in cui l’artista si è detto stanco dell’essere obbligato ad omaggiare le belle dame del suo tempo, mentre lo interessava allo stesso titolo il deretano di un cavallo, pronto ad affrontare le vie di Parigi. Se si vuole, è anche possibile lanciare un aggancio verso l’altro Ferrarese, Previati, col suo divisionismo affidato a fibre elastiche, capaci di sferzare lo spazio, quasi raccogliendo un’eredità dal concittadino. La mostra, insomma, è senza dubbio gratificante, nel contrasto tra le morte spoglie della moda e l’esuberante rianimazione che ne sa dare il pittore. Resta solo un aspetto negativo, il brutto corridoio che permette il passaggio dalle stanze centrali dei Diamanti ad altre laterali. Disgraziati i balordi reazionari che hanno impedito la costruzione di un passaggio costruito a regola d’arte, sul retro del Palazzo, e dunque con nessun fastidio per la nobiltà delle sue forme di facciata.
Boldini e la moda, a cura di Maria Luisa Pacelli e altri, Ferrara, Palazzo dei Diamanti, fino al 2 giugno. Cat.autoedito.

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