Letteratura

Il tuffatore

Chiudo la mia anticipazione sulla cinquina del Campiello, quale risulterà dal voto popolare, dichiarando la mia perplessità circa il posto da assegnare a Elena Stancanelli e al suo Tuffatore,che è una biografia di Raul Gardini, molto accurata e piena di cose utili da sapersi. Il che le potrebbe anche procurare un primo posto, oppure ci sarebbe quasi da escluderla dalla rassegna, trattandosi appunto di una puntuale ricostruzione biografica del personaggio. Al quale conveniva perfettamente il titolo di tuffatore, sia per una tendenza già attestata perfino nell’infanzia, di buttarsi in acqua appena possibile, poi confermata nel corso di tutta la sua esistenza per l’evidente propensione a tuffarsi nei guai, a tentare le piste più rischiose. L’accurata ricostruzione della Stancanelli è perfetta nel farci conoscere il cosmo che lo circondava, dal suocero Ferruzzi, capace di  raggiungere una fortuna miliardaria attraverso una condotta oculata e dedita al risparmio, cioè  proprio praticando le virtù che il genero ha sempre disprezzato, E attorno ai due c’è tutto il mondo familiare e sociale, la trama degli interessi che Raul cerava di procurarsi per ogni dove, non solo negli affari ma anche nella nautica, attraverso le imprese del Moro, con spese pazzesche  per alimentare la sua vanagloria. C’è pure una valida rassegna di tutti gli intrichi tra la politica e la borsa di cui Raul è stato al centro, fino all’impresa finale di concentrare nelle sue mani tutto il potere della chimica, attraverso la sua creazione più temeraria, l’Enimont. Ognuno dei passaggi verso questa meta suprema  è ben chiarito dalla Stancanelli, si entra con lei nelle segrete stanze del potere, partitico, privato, societario, Forse la voce della biografa diventa incerta e non risolutiva di fonte all’ultimo mistero: perché a un certo punto Gardini si è sparato? Temeva di essere coinvolto nelle indagini sommarie di Mani pulite, o si vergognava per la sua condotta malsana degli affari, sentiva ribollire attorno a sé lo scherno, la rivalsa di tutti quelli che avevano subito le sue imprese, sognandone una fine drammatica? Forse la sua tempra generosa ha deciso di servire loro la sua testa su un piatto d’argento. I suicidi sono sempre un mistero, e dunque si può concedere anche alla nostra pur efficiente  e ben informata biografa di avere avuto quale incertezza finale.

Elena Stancanelli, Il tuffatore, La Nave di Teseo, pp. 224, ero  18

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