Arte

L’incessante tela di Elisabetta Di Maggio

Elisabetta Di Maggio

Giungo un po’ in ritardo a menzionare  una mostra di Elisabetta Di Maggio (1964), appena terminata alla Galleria Trisorio di Napoli. E’ un’artista di cui mi sono occupato più volte con grande piacere, data la sua originalità, e la vorei proporre per il Premio Alinovi Daolio dell’anno corrente, se i miei colleghi saranno d’accordo. La sua arma prevalente è il ricamo, come se in lei si celasse un insetto portentoso, ragno o ape, ma di portata cosmica, indotti a tessere  una tela meticolosa, con una pazienza da certosino, ma inventando intrecci e motivi sempre nuovi, anche se senza dubbio ritrovano certi delicati arabeschi delle arti orientali, arabe o cinesi che siano, ma soprattutto fanno concorrenza a madre natura, quando anch’essa fa uscire dai bozzoli delle reti perfette nella loro esattezza e sorprendenti per la complessità degli intrichi che disegnano. Siamo in presenza di una Penelope laboriosa, che però a differenza della sua antesignana omerica non ha bisogno di distruggere di notte quanto ha creato di giorno, non deve deludere dei pretendenti, ma al contrario conquistare l’ammirazione di critici e galleristi che tentano di proteggere entro teche quelle sue delicatissime, aeree,  preziose emissioni, pronte per esser conservate in qualche museo delle meraviglie, dove l’essere umano gareggia appunto con madre natura al fine di sorprenderci, di incantarci, quasi di cullarci entro un’onda di meravigliose creazioni. Si deve immaginare la nostra artista sempre al lavoro notte e giorno, appunto intenta a tessere le sue tele prodigiose ritrovando una sapienza artigianale ma nello stesso tempo l’istinto di una nuova condizione, tra l’animale e l’antropologico, che lo rende capace di creare queste meraviglie, questi prodigi, con lenta ma anche inesauribile e incessante attività. La si immagina al lavoro di continuo quasi senza prendere riposo, proprio come fa madre natura che non conosce scadenze  di calendario o di orologio.

Elisabetta Di Maggio, In-attesa, Napoli, Studio Trisorio.

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