Letteratura

Robecchi tra pesci piccoli e peci grandi

Pesci piccoli

Continuo nel mio esame di alcuni dei romanzi che sono apparsi in testa nelle graduatorie settimanali  dei quotidiani. Ho già detto che la mia preferenza va al Manzini di Tutti i particolari in cronaca. Al secondo posto ci potrebbe stare Pesci piccoli di Alessandro Robecchi, che tenta di rendere in immagini sulla copertina il suo stesso contenuto, in misura più efficace, perché il pesce piccolo vi sta per essere ingurgitato da un pesce più  grande. Leggendo le pagine, il pesce piccolo è Teresa Comeli, che ricava il suo poco pane quotidiana facendo le pulizie in un locale, dove trova un taccuino contenente sia una cospicua somma di denaro sia soprattutto una chiavetta, e subito  si manifestano gli squali perché la perseguitano con perquisizioni successive sia del luogo dove lei lavora sia nella sua abitazione privata. Al suo fianco appare ben presto un angelo salvatore, tale Carlo Monterossi, ed è senza dubbio un merito di Robecchi il non farne uno di quei detective miracolosi che sanno risolvere ogni caso. Anzi, tipico di questo romanzo e dei suoi protagonisti  è la loro inconcludenza, o certi comportamenti inverosimili. Per esempio,  come può il brillante Monterossi, perfettamente adeguata ai ritmi e canoni di vita della media borghesia, innamorarsi della umile Teresa? Eppure è quanto avviene nella trama del libro, seppure tra il vedere e no, il che è anche una sua peculiarità. Infatti tutto vi è incerto, suddiviso tra vari comprimari. Infatti  il Monterossi ha al suo fianco alcuni collegho, giornalisti come lui, e c’è perfino un’amante ben più brillante della Comeli. Più che essere inquisitori, i nostri eroi al positivo, come detto,  sono giornalisti, il che porta l’autore a inserire un altro episodio abbastanza irrelato, ovvero, diciamo così, nell’acquario dove fino a quel momento si sono agitati, come vuole il titolo, pesci piccoli, ne compare uno più grosso, consistente addirittura nella miracolosa apparizione in un chiesetta nei dintorni di Milano dove una statua di Cristo emetterebbe lacrime, il che spinge la direttrice del giornale per cui i nostri investigatori lavorano a pretendere da loro una cronaca esatta di quanto succede in quel luogo. C’è il miracolo  o no? Non si capisce bene perché Rebecchi abbia introdotto questo diversivo che poi lascia cadere per strada. Mentre la chiavetta porta davvero a pesci grossi,  a squali, nella fattispecie di potenti organizzazioni tra il pubblico e il privato, tra il lecito e l’illecito, di cui la protagonista, di per sé troppo semplice e indifesa, ma opportunamente aiutata dal suo santo protettore, sa ricavare un mucchio di soldi. Insomma, siamo davvero dentro un acquario in  cui sfilano in rassegna natanti di varia grandezza e incidenza sulla trama, che prosegue come può, tra passi falsi, tra il detto e il non detto. Io personalmente non mi ci sono raccapezzato un po’ troppo, mi piacerebbe sapere se un qualche lettore sia riuscito a raddrizzare questa vicenda fino a renderla coerente.

Alessandro Robecchi, Pesci piccoli, Sellerio, pp. 436, euro 16.

 

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