Arte

Lucia Veronesi

Ho incontrato varie volte l’arte di Lucia Veronesi con vivo apprezzamento, quindi sono ben lieto di dedicarle uno scritto specifico in occasione di una sua “personale” a Venezia, anche se al solito ne sfrutto le immagini che mi provengono per via telematica. Alla Veronesi si potrebbe attribuire la pratica di una sorta di dé-collage, alla maniera dei novo. Realisti, del nostro Rotella o dei francesi Villeneuve e Dufrene. Ma con una differenza fondamentale, il loro intento era di de-costruire il sistema di pacifico trionfo degli oggetti proprio del clima Pop di quegli anni, mentre la nostra artista, al passo con le esigenze attuali, va a frugare nelle discariche, dove si accumulano i residui delle nostre abbuffate, con tanti vegetali e altri prodotti usciti indenni dai nostri pasti, e ora marcescenti, ricchi di tante accese note cromatiche. Come un insetto industrioso, la nostra artista fruga in quei cassonetti, ne trae quasi delle tessere per un mosaico, ma tracciato a lembi vasti, anche come una fioraia che compone mazzetti di fiori di poca pretesa ma di tanto fascino, dove prevalgono fronde di scarso valore ma tenaci nell’avvolgere elementi magari in sé più preziosi, e valorizzati da quell’abbraccio cumulativo. Se in passato prevaleva l’intento di comporre tutti questi residui in superfici stratificate, proprio come per un mosaico a lembi estesi e non accostati, ma appunto sovrapposti o incrociati, imbrogliati tra loto, ora mi pare che compaia anche una tendenza a estrarre da quel groviglio dei singoli elementi offrendoli in tensione verticale, come facendone degli elastici vibranti, degli steli svettanti. Comunque, bisogna insistere sulla volontà prevalente di rendere un omaggio al “green”, e dunque di partecipare a una prospettiva di intensa attualità.

Lucia Veronesi, a cura di Eva Comuzzi, Venezia, Galleria Domus civica, fin

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