Arte

Meneguzzo, scorda i tormentoni ideologici

Ricevo su mia richiesta il Manuale di guerriglia artistica di Marco Meneguzzo, ma confesso che provo qualche meraviglia., Meneguzzo attualmente è il critico di riferimento di Milano, e non solo, la sua attività raggiunge anche la migliore Galleria di Verona, lo Studio La Città. Io gli invidio questa sua possibilità di intervenire sulle mostre più attuali e avanzate che si fanno nel capoluogo lombardo e altrove. Tanta sua bravura lascia ben poco spazio ai suoi colleghi sul tipo di Demetrio Paparoni e Flaminio Gualdoni, e del resto tanta rinomanza e meriti riconosciuti si estendono pure alla mia città, Bologna, che qualche anno fa ha celebrato un suo figlio quale Sergio Vacchi, ma la vedova, consigliata non so bene da chi ha lasciato da parte Enrico Crispolti, pure autore di un ampio e rigoroso catalogo dell’artista, e anche me stesso come eventuale conduttore in seconda, preferendo proprio Meneguzzzo, devo dire con sua onesta sorpresa, in quanto veniva chiamata a occuparsi di vicende passate, non proprio al centro dei suoi interesse. Tanta puntualità di interventi avrei voluto ritrovarla magari col classico strumento di selezione di presentazioni puntuali fatte in tutti questi anni, ma Meneguzzo ha ritenuto che quella fosse una via un po’ troppo convenzionale, ha voluto gonfiare i muscoli e intervenire sui massimi problemi, come del resto preannuncia di titolo bellicoso, con riferimento a un guerriglia urbana che non è dei nostri giorni, o che quanto meno non rientra negli interventi puntuali del nostro critico. A cominciare dal Bansky esibito in copertina, mentre caso mai ci stava meglio una scritta di Vincenzo Agnetti, l’artista post-concettuale di cui Meneguzzo si è impadronito molto bene, con mia invidia e senso di decadimento. E così via, scorrendo la pagine di questo “manuale” troviamo tanti nomi d’obbligo, di cui però non si nutrono le cronache laboriose e ben circostanziate del nostro critico, Insomma, se devo dire la mia, è un’occasione sprecata, di un critico che ha sacrificato la sua eccellente empiria a favore di certi miti sociologici, a vecchi tormentoni che ci perseguitano da decenni e che difficilmente trovano risposte sufficienti. Non siamo insomma nel sapiente cabotaggio del vivere alla giornata, e del parlare prontamente di quanto di attualità passa il convento, come è nel compito di ogni critico militante, e il nostro Meneguzzo lo è nel modo migliore, se non si lascia distrarre dall’ambizione di salire di tono, ma di venirsi a trovarsi in un’aura asfittica, quasi irrespirabile.

Marco Meneguzzo, Manuale di guerriglia artistica, Skira, pp. 87, euro 19.

Standard