Letteratura

Brizzi, alle soglie del grande Enzo Ferrari

Confesso di essermi trovato in uno stato di preallarme, infatti mi hanno deluso le uscite di due miei paladini, come Ammaniti, la cui Vita intima mi è sembrata indegna di tutta la sua precedente opera, e anche un atro astro come Covacich con la sua Avventuta terrestre si è salvato solo in calcio d’angolo, Ma Enrico Brizzi no, anche il suoi Enzo, come tante sue prove precedenti, non delude per niente, E’ subito da ammirare la bravura come questo autore si porta fuori dalla scia delle biografie obbligate del grande Enzo Ferrari, non fa per lui stendere delle biografie romanzate di personaggi illustri, un compito vile da lasciare ad altri. Qui non per nulla Enzo è decapitato dal titolo altisonante del cognome, Ferrari, anche perchè Brizzi lo accompagna fino alle soglie dei suoi passi decisivi che lo porteranno a imporre al mondo intero il Cavallin rosso. Brizzi fa quello che rientra nelle sue corde, va a prendere il suo eroe ai primi passi quando non lo è per niente, e si trova già immerso in una gara col fratello maggiore, Dino, col sospetto che costui sia più amato soprattutto dalla madre Giza, ritratto robusto di una vera “arsdaura” come ce ne sono dalle nostre parti. Più debole il marito, Fredo, equanime tra i due figli, forse proprio per il suo carattere debole e incerto. Brizzi fruga a meraviglia in questo terreno di infanzia e adolescenza dei suoi eroi, come uno psicoanalista che sia stato in grado di sentirsi snocciolare i loro segreti, oppure, con la fantasia del narratore. L’autore inventa, immagina, ricostruisce sulla base di deboli indizi. Del resto qualcoisa del genere lo ha già fatto altre volte, viene in mente soprattutto il romanzo Il matrimonio di mio fratello, del 2015. Insomma, Brizzi privatizza i suoi personaggi, li fa rientrare nel gregge, anche se abilmente lascia trasparire qualche segnale della futura grandezza che attende Enzo. Il quale, per i pochi anni in meno che ha rispetto al fratello, evita la chiamata alle armi, cui non si sottrare Dino, e ancora una volta abbiamo un resoconto delle brutture, delle viltà, delle repressione ingiuste applicate dai carabinieri alle spese dei presunti disfattisti. Già tanto è stato fatto in questa materia da parte di autori nostrani e anche stranieri, si pensi alle pagine magistrali di Hemingway, eppure Brizzi ci mette una nota in più, in questa trama di orrori indicibili, con l’annuncio della caduta di Dino. E ci sono le alterne vicende del padre, tra fallimenti e ritorni di fiamma, il tutto in una cronaca vivida, con quella strenua attenzione al dettaglio di cui l’autore bolognese ci ha dato prova fin dal romanzo inaugurale. E dunque, è uno scavo, un sondaggio quasi di sapienza psicoanalitica condotto su un Enzo che non è ancora il grande Ferrari, a parlare di quest’ultimo Brizzi lascia il compito a giornalisti meno agguerriti, meno sapienti di lui, egli giustamente si ferma alle soglie del mito, della gloria, li lascia trasparire come fioca luce in fondo a un tunnel.

Enrico Brizzi, Enzo, il sogno di un ragazzo, HarperCollins, pp. 459, euro 20.

Standard