Letteratura

Michel Serres e le valide ragioni di Pollicina

Concordo pienamente con Umberto Eco quando dichiara che “Michel Serres è la mente filosofica più fine che esista oggi in Francia”. Questa frase compare nel retro di un delizioso libriccino dell’autore francese, tra i tanti da lui scritti, pubblicato presso di noi col titolo “Contro i bei tempi andati”, e che è una opportuna dichiarazione di guerra a ogni tentazione di far risuonare qualche “laudatio temporis acti”. Io sono solito dire che quando una simile giaculatoria dovesse uscir fuori dalle mie labbra, vorrebbe dire che sono ormai fuori gioco e del tutto degno della pensione. Si tratta di un delizioso dialogo tra un Brontolone, bolso sostenitore dei vantaggi appunto dei “bei tempi andati”, e una Pollicina, che invece è l’arguta sostenitrice dei tanti vantaggi che la tecnologia è venuta elargendoci nei decenni trascorsi. Non so bene quali siano i vocaboli francesi, tradotti con questi due termini da una mia ex-collega dei “bei tempi andati”, quelli sì, quando ero docente al DAMS, Chiara Tartarini. Nel libello Serres passa in ordinata rassegna tutti i possibili temi. Capitolo dittatori? Per fortuna non ci sono ombre di Mussolini o Hitler o Caudillo ritornanti, almeno nei nostri Paesi, se riusciamo a esorcizzare Salvini, come i Francesi ce l’hanno fatta con la Le Pen. Ma se allunghiamo lo sguardo, quanti dittatori vediamo all’opera in altri Paesi, e neppure molto lontani da noi, se si pensa a Putin o a Erdogan, o allo stesso Trump. Questo forse un limite, alla salutare iniezione di ottimismo che ci viene impressa dal nostro filosofo. Quello che vale per l’Occidente, in cui si può tracciare un bilancio dei “tempi moderni” del tutto in positivo, lascerebbe invece molto a desiderare per altre parti del mondo, in cui davvero c’è ancora parecchio da fare. Malattie? In questo campo l’igiene, la profilassi, e più in genere la medicina e la chirurgia hanno fatto passi da gigante, Donne? Certo è ancora lungo il cammino perché la condizione femminile acquisisca una completa parità, di sbocchi professionali, retribuzioni, inserimento nella società, al pari dei maschi, ma anche qui si sono fatti progressi notevoli. Lavori domestici? Oggi questi beneficiano di lavatrici, frigoriferi e tanti altri strumenti proprio a vantaggio delle donne. Non parliamo poi quando si giunge al tema delle comunicazioni, col diffondersi della onnipervasiva ondata elettronica, e lo stabilirsi del mcluhaniano villaggio globale, col relativo status di “tutti in rete” che questo ci assicura. E così via, il bilancio continua, sempre al positivo. Ma proprio perché siamo in sede filosofica, ci sta pure un’osservazione finale, ovvero non concediamo troppo a un diverso stereotipo, contestiamo pure quello secondo cui “si stava meglio prima”, però senza approdare necessariamente a un elogio a senso unico rivolto alle “magnifiche sorti e progressive”. Questi bilanci di vantaggi e perdite non si risolvono mai, in sede storica, a senso unico, molto si guadagna, ma alcune capacità e possibilità si perdono. Occorre ingegno, senso di responsabilità per porre rimedio agli squilibri che proprio il progresso tecnologico rischia di produrre, per esempio causando una forte perdita di posti di lavoro. Era già avvenuto proprio al compiersi di uno dei grandi rivolgimenti tecnologici del passato, l’avvento della tipografia di Gutenberg, che aveva reso disoccupati i poveri amanuensi dei conventi, addetti a copiare a mano i vari testi, tanto che la pur avanzata e progressiva Università di Bologna fu una fiera avversaria di quella innovazione. Ma niente da fare, non si resiste, non si frappongono barriere ai nuovi ritrovati della tecnologia, bisogna però correre ai ripari. Forse dovremo ridurre gli orari di lavoro, senza però abbassare le retribuzioni, altrimenti addio consumismo. O la nostra mano d’opera ormai eccedente dovrà andare ad aiutare i Paesi arretrati permettendogli di raggiungere un livello di vita e di economia accettabili. Insomma, una qualche attenzione alle lamentele di Brontolone bisogna pure concederla.
Michel Serres, Contro i bei tempi andati, Bollati Boringhieri, pp. 73, euro 8.

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