Attualità

Paladino a Bologna

Paladino a Bologna

Sono molto dispiaciuto del fatto che le mie condizioni attuali non mi consentano di visitare a Bologna il Palazzo Boncompagni, sede attuale di varie mostre interessanti, fra cui una di Mimmo Paladino, artista di cui ho una massima stima ma come ottimo pittore, di brillanti distese cromatiche, degne di un Matisse, per stare ai classici di un tempo, o di un  Basquiat, per riferirsi all’attualità. Molto meno invece lo apprezzo come scultore, con quei suoi volti oblunghi, tutti come ripresi da un unico modello, dove ci sono riferimenti alla scultura contemporanea, ma in modi un po’ troppo aggraziati. Ovvero, quando Paladino non accompagna le sue plastiche con l’aiuto del colore, il suo discorso si fa incerto. Facendo una ricognizione tra i suoi compagni della Transavanguardia, forse chi si salva di più  a livello scultoreo è anche il peggiore come pittore, Sandro  Chia, mente Enzo Cucchi se la cava trascinando anche a livello plastico la sua sregolatezza e barbarie. Non mi pare che pervengano esiti plastici da Clemente e De Maria. Naturalmente io sono ben felice di prendere atto che il migliore plasticatore, con l’aiuto di un materiale morbido come la ceramica, è Luigi Ontani, e magari subito dopo  viene Luigi Mainolfi, ovvero anche in questo campo i Nuovi-nuovi si prendono una rivincita sui Transavanguardisti, ma tanto, si è ormai imposte una vulgata per cui solo questi ultimi sono degni di menzione. Tornando alla mostra di Paladino, forse gli è utile liberarsi dei suoi stucchevoli modelli antropologici e di esibire invece una serie di  bracci cruciformi, quasi un alfabeto primitivo fossilizzato, dove si può apprezzare la varietà dei bracci, il loro alternarsi come per un disperato bisogno di comunicare affidandosi a un  alfabeto monumentale quanto sconosciuto, degno dei misteriosi abitanti dell’isola di Pasqua. Ma siamo alle solite, quel  linguaggio nudamente plastico non convince, si sente che gli manca un aiuto fondamentale, come di un veicolo che procede senza ruote o di un albatro con le ali danneggiate che si trascina al suolo, ormai incapace di volare.

Mimmo Paladino, Bologna, Palazzo Boncompagni, a cura di Silvia Evangelisti.

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