Letteratura

Selmi, la famiglia Crespi come i Florio

In buona posizione nelle graduatorie fornite dai vari supplementi letterari dei quotidiani trovo il romanzo di Alessandra Selmi, Al di qua del fiume,autrice, pare, alla sua prima opera significativa. Importante il quarto di copertina con un avallo di Stefania Auci, da me e da tutti molto lodata per le sue ricostruzioni dei fasti e rovine dei Florio. La nostra fa lo stesso, ma muovendosi nel Nord, a proposito della famiglia Crespi, che col suo membro Cristoforo sa costruirsi una fortuna nel campo dei tessili. Si dà anche qui il difficile rapporto tra il vero storico e il verosimile poetico, come mi è capitato di notare a proposito del monumentale Mussolinidi Scurati. Un’occhiata su Google mi pare confermare che tutte le vicende riguardanti la famiglia Crespi seguono con qualche rispetto la storia, ma ovviamente la Selmi, per poter essere considerata una narratrice, ci deve mettere molto del suo, ricorrendo all’invenzione, nel rispetto della formula manzoniana, offrendoci cioè un misto  di storia e di invenzione. Difficile qui dare conto della ridda di personaggi minori di cui sono popolate queste  quasi 500 pagine, che davvero avrebbero meritato di essere accompagnate da un elenco di dramatis personae. Non so se è nella storia o nell’invenzione il fare di questo Crespi quasi un antesignano di Olivetti, nell’intento di creare un’industria, nel suo caso di natura tessile, davvero vivibile per le maestranze, di cui si occupa apprestando loro abitazioni dignitose, e insomma comportandosi come un buon padre. Arrivano quindi i vari rappresentanti del quarto stato, portandosi dietro speranze, disgrazie, procreazioni multiple legittime o illegittime, come era di quei tempi, ma anche tante morti.  Un tocco di modernità relativa ai nostri tempi è che nella folla di quelle presenze  proletarie ci sia perfino un figlio dedito all’omosessualità, al punto da lasciar morire annegato un genitore cui ha confessato quel segreto, a quei tempi del tutto condannabile. Secondo la formula di una narrazione per il lungo, l’autrice trasporta la sua coorte numerosa e ricca di tanti casi tra loro difformi lungo i fatti della storia, tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento, abbiamo quindi la repressione di Bava Beccaris,  la morte di Umberto II, e poi la Grande Guerra, che fa strage di tanti figli di questa povera gente. Il fondatore della dinastia Cristoforo deve sostenere una rude battaglia con i fratelli che ne vogliono spartire il successo economico, ma è nella storia anche il più vispo tra loro, Benigno, che pare sia stato il fondatore del “Corriere della sera”. Quanto al buon padrone, quasi un santo, venerato dai suoi operai, egli ripone tutta la sua fiducia nel primogenito Silvio, che infatti pare addirittura superarlo nel successo negli affari, aprendosi anche alla politica. Naturalmente una buona parte di questa trama è assegnata agli amori, che si concludono con matrimoni, ma seguiti da tradimenti, e dalla nascita di una prole dai vari caratteri, il che contribuisce a dilatare la vicenda, Da una di queste famiglie proletarie nasce un buon virgulto, Emilia, coetanea del primogenito del padrone, Silvio, al punto che si  teme che la Selmi porti il suo galeone a un traguardo prevedibile, sfociante nel matrimonio tra i due, ma invece no, troppa è la differenza sociale, quindi, anche se i due “si parlano”, si consigliano nei momenti di crisi, la fatale unione non avviene, perché appunto l’autrice capisce che sarebbe  concedere a un finale un po’ troppo di maniera e prevedibile. Mi viene da ricordare un capolavoro di Marino Moretti, I duefanciulli,dove anche in quel caso la differenza sociale non consente che i due cuori, pur battenti all’unisono, si possano unire in un matrimonio. Infatti, quasi a voler togliere al lettore il piacere di un finale di maniera, Emilia sposa un tale Enea, che scompare nella grande guerra, e a lei non resta che tuffarsi in un’attesa mistica di una possibile ricomparsa del coniuge, su queste terra o in un altro mondo, con un finale che ci può ricordare esiti di uguale natura di uno dei nostri maggiori autori di racconti, Antonio Tabucchi.

Alessandra Selmi, Al di qua del fiume, Editrice Nord, pp. 488, euro 19.

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