Letteratura

una intensa biografia di Degas, tra il vero e il romanzesco

In genere mi tengo lontano dalle biografie romanzate di artisti di successo, che in genere si limitano a riciclare in forme facili certe nozioni di pubblico dominio, ma questo non è il caso di un’opera di cui ho ricevuto omaggio, Madame Degas, di autore olandese, Arthur Japin, nato nel 1956, di cui non so proprio nulla, ma devo riconoscere che è entrato a fondo nella conoscenza del grande Degas, mescolando abilmente dati reali, che ci fanno vivere quasi accanto al grande artista in alcune fasi della sua esistenza, e invece dati inventati, di fantasia, di cui però una nota finale ci mette opportunamente sull’avviso. A cominciare proprio dal grande amore che domina l’intero libro, intrattenuto da Edgar per una cognata di nome Estelle, che gli era stata soffiata da un fratello minore ma molto più intraprendente di lui, René, e dunque si tratta di un amore impotente, nutrito in segreto, anche se forse avvertito e contraccambiato dalla persona interessata, che capiva bene la differenza di portata spirituale tra il grande artista e il giovanotto di modi bruschi che aveva sposato, pronto a tradirla in tutti i modi, Forse il nostro Japin nel concepire una simile trama si è ispirato all’amore segreto che il personaggio principale, il Frédéric Moreau dell’Education sentimentale di Flaubert ha pure lui nutrito per una donna, sempre perduta, quasi da ricordare il difficile amore tra il Petrarca e Laura. Japin affonda le sue doti di attento osservatore su due fasi nella vita di Degas, partendo subito da quella terminale, quando il pittore è ormai vecchio e quasi cieco. Sono di grande efficacia le pagine in cui ci viene narrato come Degas, ormai impedito nell’esercizio della sua arte, si sa muove nelle stanze dell’appartamento o nei vicoli di quartiere che gli è familiare. E’ dunque un grande trauma per lui, quando per la demolizione di quella casa è costretto a cambiare residenza. Non importa che il nuovo appartamento, in boulevad de Clichy, sia più ampio e confortevole, ma il quasi cieco vi deve riacquistare la dura capacità di sapersi muovere, di parare gli ostacoli che ora non conosce più. E soprattutto si impone la necessità di uno sgombero. Il vecchio appartamento è colmo di lettere, documenti, mille cianfrusaglie in cui però è depositato il senso di un’intera esistenza. Il mercante Durand-Ruel vigila senza dubbio sul suo artista, gallina dalle uova d’oro, procurandogli quella che oggi chiameremmo una badante per aiutarlo nell’impresa del trasloco. Da qui un salto indietro nel tempo, al periodo in cui Degas è andato a raggiungere i molti esponenti della sua famiglia che a New Orleans avevano creato una ditta di successo sfruttando il cotone, materia strategica negli States del Sud. Anche questa è una scelta opportuna di Japin, non propinarci l’intera vita degasiana, ma mettere una sorta di lente d’ingrandimento solo su certi periodi, per esempio, dando un dolore a noi italiani, infatti non troviamo traccia dei numerosi soggiorni degasiani in Italia, tra Napoli e Firenze, per coltivare la parentela con la famiglia Bellelli. Sono visti invece molto da vicino appunto i mesi spesi in un lungo soggiorno a New Orleans presso il ramo della famiglia Degas-Musson, con dipinti famosi dedicati al loro ufficio, omaggio straordinario dell’artista a una scena di normale vita moderna, di ditta di affari nel pieno dell’attività giornaliera. E qui si consuma nel modo più intenso il dramma dell’amore impossibile con Estelle, Madame Degas, che però lo è del fratello più intraprendente, non tanto però da non trascinare l’intero ramo della famiglia emigrata negli States alla rovina. Degas è posto al riparo dall’autonomia del suo mestiere d’artista, con i relativi successi e remunerazioni. Non senza che il nostro Japin manchi di lanciare qualche occhiata penetrante sulle fasi maggiori e più note dell’arte di Edgar, per esempio riuscendo a distruggere il mito delle ballerine, che non sono giovani nobili ed elette, ma misere figlie del proletariato che forse le madri mettono in mostra per solleticare i bassi istinti degli spettatori, cioè in sostanza per fare delle danzatrici, in apparenza nobili e leggere come libellule, delle candidate alla prostituzione. Del resto un doloroso episodio di quest no genere era avvenuto nel paradiso terrestre di New Orleans, dove il solito intemperante René aveva ingravidato una dipendente, che aveva messo alla luce una bambina, trascinandola con sé in un tentativo di suicidio per annegamento, tenendola abbracciata mentre si tuffava in acqua senza ritorno, Ma la piccola si era salvata, e qui si inserisce una nota romanzesca, ora questa creatura, che porta il nome di Joie, torna letteralmente a galla, ed è proprio lei che funge da badante dell’invecchiato, cieco, quasi cadaverico Edgar. Come già detto le pagine dedicate al declino e alla miseria corporale del grand’’uomo sono davvero efficaci, anche se l’esistenza di una badante con tanto passato è una pura invenzione romanzesca, il che del resto vale ancor prima per Estelle. Nel romanzo, anche lei conosce la prova estrema di perdere la vista e premuore all’amore non dichiarato dell’intera sua vita, mentre una nota finale ci libera da questa angoscia precisando che Estelle non era diventata affatto cieca ed era morta dopo il pittore. Ma dobbiamo ammettere che gli inserti romanzeschi apportati da Japin entrano bene nella trama dei fatti reali, il lettore non ne è turbato, anzi, li deve apprezzare, proprio nella misura che scrivere un romanzo su un artista è diverso che darcene una puntuale biografia.
Arthur Japin, Madame Degas, Guanda, pp. 301, euro 18.60.

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