Letteratura

Verasani, un’indagine sul nostro vissuto

Grazia Verasani appartiene al cerchio magico di quanti furono chiamati a leggere negli appuntamenti di RicercaRE, a Reggio Emilia. Io non mi sono mai pentito delle scelte fatte in quegli anni fine Novanta e inizi del nuovo secolo, pertanto quando ciascuno di loro compare con nuove opere sono sempre pronto a mettermi al loro servizio, tanto più che in alcuni casi hanno pure goduto di un richiamo sotto le armi, essendo invitati a comparire come ospiti d’onore nei successivi appuntamenti di RicercaBO, a Bologna-San Lazzaro, e Grazia, appunto, è comparsa in tale veste particolarmente onorifica, assieme a Nicola Ammaniti, Rossana Campo, Mauro Covacich come superstiti d’eccellenza. E dunque, è scontato che io ora vada a dire bene di questo suo recente “Senza ragione apparente”, ma non solo per obbligo quasi d’ufficio, bensì confermando le ragioni di validità di un esercizio, che oltretutto si conduce a casa mia, in una Bologna di cui la Nostra è attenta e acuta cronista, attraverso una sorta di alter ego, la detective Giorgia Cantini, cui impresta senza dubbio molti aspetti che le appartengono, così da porci quasi di fronte a un ennesimo caso di autonarrazione, oggi così frequente. Questa bolognesità effettiva e partecipata in presa diretta la induce a stabilire una qualche solidarietà con Marcello Fois, che però viene dalla Sardegna, e purtroppo, come non ho mai mancato di rimproverargli, si porta dietro dalla sua terra d’origine un carico di leggende arcaiche, laddove Grazia ha alle spalle l’ambiente petroniano, laico, disincantato, per sua fortuna privo di radici ottocentesche, nessuna Deledda nel nostro passato, caso mai un Bacchelli, ma del tutto restio a inoltrarsi in un panorama urbano. E a differenza di Lucarelli, altro narratore bolognese, la Verasani non sente il richiamo del passato, punta dritto e con adesione totale all’oggi, retrocedendo tutt’al più di un decennio, fino a ritrovare il suicidio della sorella della protagonista, che l’ha segnata nel profondo. Tra le servitù da cui la Nostra non è esente, ci sarebbe la pratica del filone del poliziesco, però essa lo fa in modi cauti, e perfino reticenti, cioè come giallista è difficile darle una voto molto alto, il che si verifica pure in questo caso, dominato da due suicidi, di adolescenti ancora immersi negli studi liceali, di cui l’uno si svena, l’altro si getta da una finestra della scuola che frequenta. E’ subito evidente che i due casi sono collegati, e nasce perfino il dubbio che queste morti non siano spontanee ma procurate, con intervento diretto o solo esercitando una nefasta pressione psicologica sulle vittime. La nostra detective, dai familiari di uno dei due estinti, viene incaricata di condurre un’indagine, ma questa non si affida tanto ai soliti meccanismi di ogni giallo che si rispetti, scoperta di tracce, di indizi sospetti, bensì consente alla Cantini-Verasani di condurre approfondite analisi sul vissuto, intanto, delle donne, delle loro vicende sessuali, di convivenze sempre sul punto di interrompersi, o comunque scorrenti con momenti di stanca, di crisi, come colei che narra verifica in prima persona, accoppiata con un ispettore di polizia reduce da un matrimonio, che però lui stesso non sa bene se considerare esaurito, anche perché c’è di mezzo un figlio adolescente, Mattia, affascinato dall’amante del padre e in dialogo con lei. La Verasani insomma si accosta ad altre autrici sue simili, Rossana Campo, Simona Vinci, Valeria Parrella, per sua e loro fortuna capci di andare a fondo invece di soffermarsi in una eterna superficie di insignificanza come fa invece la tanto conclamata Ferrante, cui per fortuna non è andato lo Strega, mentre ciascuna di queste lo potrebbe meritare. Insomma, siamo in presenza di una sapiente “daseinanalyse”, volta a indagare non tanto su presunti crimini, col loro carico di inevitabili inverosimiglianze, bensì su un panorama ben più incombente, e anche utile da accertare, relativo alle crisi multiple delle coppie dei nostri giorni, col relativo capitolo sessuale e di relazioni che ci sono o no, sempre incerte, sempre sul filo del rasoio. Ma soprattutto incontriamo delle analisi penetranti sulla coscienza degli adolescenti, nella loro indecifrabile chiusura su se stessi, che non trova conforto da parte di genitori a loro volta troppo presi dai loro affari, dediti a un carrierismo sfrenato, e anche a cercare il piacere sessuale, pronti quindi ad abbandonare le coniugi legittime, che peraltro rendono loro la pariglia. Questo è l’autentico tessuto su cui la detective Cantini sa condurre indagini che contano, irrilevanti ai fini di una qualche sorpresa finale, infatti il lettore si rassegni, non ci sarà una di quelle soluzioni mirabolanti e insospettate, come può succedere se a condurre il gioco ci sono un Maigret o un Montalbano. In definitiva anche le ragioni contingenti che hanno indotto i due giovani a uccidersi risulteranno abbastanza fragili e perfino, come è nel destino dei gialli, poco credibili. Ma quello che conta, è l’accurata, esauriente rcostruzione del vissuto di questi adolescenti che la nostra indagatrice riesce a fornirci, accumulando con pazienza elemento su elemento. Di questo il lettore si deve compiacere, trovandovi un’ampia ragione di nutrimento.
Grazia Verasani, Senza ragione apparente, Feltrinelli, pp. 195. Euro 13.

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